giovedì 10 dicembre 2009

BASTA CORTEI

Una premessa a queste righe: scioperare e manifestare i propri diritti è un diritto sacrosanto di ogni cittadino. Seconda premessa: spostarsi liberamente all’interno della propria città, prendere i mezzi pubblici e riuscire ad arrivare in ufficio è un diritto altrettanto sacrosanto. Oggi Roma è di nuovo bloccata. Trentesimo corteo in trentuno giorni. Uno di seguito all’altro. Senza sosta. Senza regole. Solo una marea infinita per i romani. Questa è stato Roma nell’ultimo mese.

La Cgil, da un lato difende i lavoratori, dall’altro mette i bastoni tra le ruote a chi lavora. Ennesima contraddizione del sindacato. Manifestazioni, scioperi e cortei. I romani più che arrabbiati sono rassegnati. Alemanno e il Prefetto hanno provato a fermare l’onda che monta. Ci sono riusciti a metà. Il blocco dei cortei concordato la settimana scorsa in Prefettura inizierà il 12 dicembre. Tutti d’accordo nel firmare quel documento, tranne la Cgil. Agli illuminati vertici sindacali non sembra interessare se i loro cortei, i loro blocchi e le loro adunanze in piazze complicano la vita,il lavoro e gli spostamenti di migliaia di romani. Al sindacato barricadiero si uniranno gli studenti con il loro di corteo. A questi la questura aveva chiesto di non manifestare onde evitare ulteriori disagi. A nulla è servito. Prendete nota, stamattina non saranno attive 39 linee: H, 16, 36, 38, 40Express, 52, 53, 60Express, 61, 62, 63, 64, 70, 71, 75, 80Express, 84, 86, 90Express, 90D, 92, 95, 100, 116, 117, 119, 140, 170, 175, 217, 310, 360, 492, 590, 630, 649, 715, 781 e 910.

E allora sindacati e sindacalisti una richiesta: ridateci Roma. Ridateci le strade con il traffico normale, gli autobus con il solito ritardo e i tassisti che magari si trovano dopo decine di telefonate. Ci spettano di diritto. La normale fruizione della città ci è impedita oramai da oltre un mese. Siamo anche noi lavoratori anche se non abbiamo la tessera del sindacato.

lunedì 19 ottobre 2009

LA COSTITUZIONE NON SI TOCCA




Due sono i responsabili del fatto che la semplice legge per attuare finalmente dopo 60 anni la separazione delle carriere dei pm e dei giudici, sia divenuta il solito tormentone. Il primo è la squadra dei costituzionalisti schierati, il cui conservatorismo, mirato a preservare a tutti i costi l’interpretazione della Costituzione sulla quale si fonda la presunta superiorità della sinistra che ci sta portando nel terzo mondo, si concretizza inventando limiti costituzionali contro ogni modifica, anche minima, proposta dal centrodestra.




Il secondo è Berlusconi stesso che drammatizza la riforma con il risultato di indurre l’intero corpo giudiziario ad arroccarsi contro un progetto che potrebbe trovare il favore dei tanti magistrati che credono alla totale separatezza del giudicante.



Perché mai sta proclamando di voler modificare la Costituzione per riformare la giustizia, cadendo nella trappola tesa dai miei esimi colleghi costituzionalisti?




Evidentemente, i suoi due avvocati penali, che - dimenticando di non essere dei costituzionalisti - hanno spianato la strada all’annullamento del Lodo Alfano con le loro originali difese davanti alla Consulta, continuano a colpire. Non solo perché, allo stato attuale, la pur dovuta riforma può sembrare una rappresaglia, ma perché è chiaro che il Premier non è stato messo a conoscenza del dettato costituzionale. Nessuno gli ha ancora detto che la Carta ha imposto e impone sin dal 1948 la totale separazione tra giudici e p.m. e che l'art. 101 della Costituzione sancisce che solo i giudici -e non tutti i magistrati e, quindi, non anche i p.m.- sono sottoposti «soltanto alla legge».



E neppure gli è stato fatto sapere che l'art. 107 Cost. sancisce che il regime di indipendenza dei p.m. non è quello previsto in Costituzione per i giudici bensì quello che sarà dettato dalla legge ordinaria. Infine, nessuno gli ha ricordato che l'art. 111 Cost. sul giusto processo pone il pm in posizione di parità con la difesa e al di sotto del giudice. È quindi assurdo pensare di modificare la Costituzione per fare ciò che essa ha già stabilito debba essere fatto con legge ordinaria! Anche se ciò non toglie che questa debba garantire ai pm la più ampia indipendenza, prevedendo per essi o un altro consiglio superiore o qualcosa di equivalente.



Occorre, tuttavia, non cadere in eccessi di garantismo, dato che i sessanta anni trascorsi hanno dimostrato che la totale separatezza dei magistrati fa ricadere sulla giustizia la loro politicizzazione o contrapposizione in schieramenti. Tanto più che non può non avere rilievo il fatto che l'attività dell'accusa è di puramente amministrativa e consente, come ogni attività della P.A., spazi di discrezionalità nonostante l'obbligatorietà dell'azione penale.



È pacifico infatti che il pm è libero di stabilire in base al proprio convincimento se procedere o meno e che l'aumento dei reati fa sì che l'obbligo di procedere si risolva nella sola apertura del fascicolo, potendo poi il magistrato scegliere liberamente a quali iniziative dare priorità. Ed è su tali spazi di scelta che un qualche potere di indirizzo deve essere previsto per impedire che prevalgano le pulsioni di schieramento o le personali visioni politiche. È indifferente che ciò venga garantito da un consiglio composto in proporzioni diverse da quello del Csm oppure da qualche organismo parlamentare ma merita di essere respinta la ventilata assimilazione con l'avvocatura dello Stato che ha minori esigenze di indipendenza.

Achille Chiappetti

lunedì 12 ottobre 2009

LA SINISTRA STIA ZITTA E PENSI ALLA CEDERNA

Fonte: Il Giornale
Vittorio Feltri


Prendiamo atto. In Italia si pu aggredire il Papa con critiche feroci, la pi ricorrente delle quali riguarda le sue presunte ingerenze negli affari politici del nostro Paese (e questo solo perché lui esprime opinioni legittime come tutte le opinioni, ma non è lecito dire neanche mezza parola sul capo dello Stato, forse perché di estrazione comunista, quindi intoccabile per definizione).

Abbiamo uno strano concetto di democrazia. Le istituzioni sono sacre se incarnate da uomini di sinistra; se invece sono incarnate da uomini di destra, o Comunque non graditi ai progressisti, allora non esistono problemi: diventino pure bersaglio di chiunque voglia esercitarsi nel tirassegno. L'istituzione Quirinale è al di sopra di ogni sospetto, e il popolo è pregato di inchinarsi davanti a chi lo occupa; Palazzo Chigi è pure un'istituzione, ma essendo occupato da Berlusconi, premier di un governo di centro- destra, è un peccato sputacchiarlo. La stampa si adegua: deferenza per Napolitano, insulti per il Cavaliere. E se il Giornale osa sfiorare con una piuma il Signore del Colle, apriti cielo: indignazione, scandalo. Ieri ne abbiamo avuta una prova.

In prima pagina era pubblicato un articolo in cui si raccontava come effettivamente si sia svolta la vicenda del Lodo Alfano bocciato, e quale ruolo abbia avuto la presidenza della Repubblica. La cosa più normale per un quotidiano è riferire i fatti e commentarli. Ma se i fatti non fanno il gioco del Pd, chissà perché gli stessi che protestano per l'insufficiente libertà di informazione, desiderano abolirla del tutto.

Già. Libertà per loro, bavaglio a noi. Piero Fassino ce ne ha dette di ogni colore. E perfino RosyBindi, che a Porta a Porta meno di una settimana fa aveva dichiarato di non leggere il Giornale, stavolta ha ammesso invece di averlo letto (mi auguro non a sbafo) e ha invitato Berlusconi a sconfessarlo, perché certi attacchi a Napolitano sono intollerabili. Per la signora ricostruire in modo veritiero un episodio equivale ad attaccare.

Vabbè, sorvoliamo sulle sciocchezze degli iscritti al Pd ai qualiva riconosciuta l'attenuante della disperazione. Ricordiamo piuttosto ai lettori che la sinistra non sempre ha venerato gli inquilini del Quirinale. L'abitudine a idolatrarli è cominciata quando Scalfaro subentro' a Cossiga, contro il quale gli ex comunisti avevano avviato le procedure per metterlo in stato d'accusa.

Secondo loro, a quel tempo, era giusto spernacchiare il presidente e addirittura mandarlo a casa a pedate. Scalfaro per non fare la fine del predecessore si comportò astutamente: dimenticando il proprio passato di democristiano conservatore, virò a gauche e visse felice e contento sino al termine del mandato.

Ciampi e Napolitano, poi, non hanno dovuto compiere alcun salto della quaglia per schivare grane: erano di sinistra dalla giovane età. Cossiga non fu comunque il primo presidente della Repubblica ad essere bastonato dagli eredi del Pci oggi pretoriani della più alta autorità dello Stato. Fu il secondo. A Giovanni Leone venne riservato l'onore di essere massacrato dai geritiluomini in rosso e di fare quindi da apripista. Lui persona specchiata, grande avvocato, autentico patrizio napoletano. I comunisti organizzarono una campagna mostruosa contro Leone dipingendolo come un ladro, un farabutto, una canaglia, aiutati nell'opera di sputtanamento da una giornalista, Camilla Cederna, icona dei compagni pi spietati, la quale scrisse un libro sul poveraccio, demoleidone la reputazione con argomentazioni talmente infondate che, anni dopo, fu condannata a risarcirlo.

Travolto dai «carrarmati» berlingueriani, il presidente venne costretto, innocente, a dimettersi per essere riabilitato in tarda età, ormai avvilito, distrutto. Il giorno in cui egli sloggiò dal Quirinale, il Pci festeggiò e portò in trionfo l'eroina della diffamazione, la Cederna.

Eccoli i precedenti. Con quale coraggio adesso i compagnucci si ergono a difensori di una istituzione, il Quirinale, che in altra epoca sbeffeggiarono, mortificarono, distrussero?

Dall'assassinio di Leone sono trascorsi trent' anni. E dalle torture a Cossiga (volevano sottoporlo a perizia psichiatrica) diciassette. Fassino non aveva pi i calzoni corti e rammenterà queste pagine vergognose dei partiti in cui ha militato. Con quale faccia fa la morale a noi perché ci azzardiamo a dare un'occhiata a quanto avviene sul Colle?

Stia zitto e pensi alla Cederna invece di bacchetta re il Giornale. Non ha titoli per essere docente di deontologia. Date le intimidazioni provenienti dalla sinistra (le rimandiamo al mittente) non so se sia il caso di offrire un suggerimento a Berlusconi. Massì. Offriamo. Fossimo nei suoi panni, non esiteremmo un minuto a mutare l'assetto dello Stato, correggendo la Costituzione. Qui si tratta di trasformare quella esistente in Repubblica presidenziale. Poiché il presidente lassù sul Colle rappresenta l'unità nazionale, cioè tutti i cittadini, sarà meglio sia eletto dal popolo anziché dal Parlamento che - è noto - agisce secondo logiche politiche e se ne infischia del bene comune. Non è un cambiamento da niente, serve qualche mese per attuarlo.

La sinistra non ci sta? Pazienza. Alle Camere la maggioranza assoluta c'è ed è del Cavaliere. Si fanno due passaggi in Parlamento; dopo di che sarà chiesto un referendum? Si vada alle urne. Voglio vedere chi vince. Se, come ipotizzo, gli italiani diranno sì all'elezione diretta del capo dello Stato, storia chiusa. Polemiche chiuse. Basta giochetti. P.s. Tra l'altro, Gianfranco Fini per una vita ha reclamato una Repubblica presidenziale. D'accordo che ora ha una gamba all'opposizione, ma non credo abbia il coraggio di rimangiarsi la riforma di cui è padre. Non le pare, presidente Berlusconi

domenica 11 ottobre 2009

Tutti sui tetti per difendere l'abuso


Fonte: quotidiano Libero


Siamo una società di vittime della moda, non solo se si tratta di portare i pantaloni a vita alta o a vita bassa, le scarpe con tacco o quelle con la zeppa, ma anche in fatto di proteste. Come tutti sanno il trend del momento, per chi ama il fascino di tutto ci che viene d'oltralpe, impone il sequestro dei dirigenti di un'azienda quando ci siano rivendicazioni o proteste contrattuali. Squisitamente autoctona invece, vero e proprio prodotto del made in italy (pare stiano studiando un marchio apposito da presentare alla Ue per la tutela dei diritti) l'occupazibne dei tetti degli edifici che in qualche modo abbiano a che fare con la protesta. Onestamente va detto che il copyright prevederebbe l'asserragliamento in un edificio storico (ottimo il Colosseo come si è visto, perché con il gioco del vedo-non vedo ottiene il massimo del risultato con il minimo dell'impegno), ma si sa che la genialità e la fantasia italiane non possono essere ingabbiate in confini normativi troppo limitati. Dunque il must del momento è il tetto. Così, dopo il sequestro degli impianti natatori di molti circoli romani sotto inchiesta per il sospetto di abusi edilizi, tutti sui tetti a contestare, e poiché poteva anche darsi il caso che la protesta non incontrasse particolare favore popolare, ecco anche la minaccia di buttarsi di sotto, con relativo dispiego di pompieri, materassi e quanto altro fosse atto a scongiurare 11 dramma. A questo punto impressa una notevole cifra emotiva alla protesta e ottenuti giornalisti, forze dell'ordine e curiosi gli indomiti conquistatori di tetti si sono accorti che era venerdi, cominciava il week-end. Impossibile pensare a trattative per la riapertura degli impianti prima di lunedli, le previsioni del tempo minacciavano temporali (puntualmente verificatisi nella mattinata di ieri), poi ci sono le partite. Bali, si sono detti i ribeffi e fra loro l'aspirante suicida, meglio rimandare tutto alla settimana entrante. E sono scesi. Non so come andrà a finire la questione, e neppure se veramente si tratta di casi di abusi edilizi o meno, la faccenda prima opoi si chiarirà, almeno speriamo. Certo è che se veramente si sarà trattato di abusi edilizi owero di stupro col cemento del territorio non riesco a provare neppure un briciolo di solidarietà per nessuno degli attori di questa vicenda, neppure per i bambini che si ritrovano senza piscina per imparare a nuotare. Roma è la città pi bella del mondo, ma anche la città dove di questa bellezza si è fatto strame con il cemento libero e indiscriminato. Si pu vivere senza saper nuotare, ma si muore affogando nel brutto.



Simonetta Bartolini

giovedì 8 ottobre 2009

POVERI ELETTORI DEL PD


Lettera aperta a tutti quegli illusi che il 25 ottobre andranno a fare la fila e dare due euro ( sic!!) per eleggere ( in maniera fittizia si intende) il nuovo segretario ( lo stesso che nei circoli della Calabria ha preso più voti degli iscritti)
I muri delle città d'Italia sono state invasi da questi manifesti. Davanti urlano allo scandalo ( che scandalo non è assolutamente) e dietro fanno in modo che lo scandalo urlato passi.

Sì perchè, se 51 parlamentari del Pd non fossero stati assenti durante il voto sulla costituzionalità dello scudo fiscale sarebbe stata affossata.
Tra gli assenti Bersani, D’Alema, Franceschini, Rutelli, Realacci, Damiano. Probabilmente impegnati nella importante fase congressuale del Partito democratico. Quando sarà finito il congresso forse si accorgeranno che mentre si stavano litigando le spoglie di un partito mai nato hanno preso in giro i propri elettori per l'ennesima volta. Voi capite perchè di fronte a questa INCOMPETENZA e IRRESPONSABILITA' POLITICA al popolo della Sinistra non resti che idolatrare Santoro, Ezio Mauro, Patrizia D'addario e compagnia cantando...

6 CONTRO 9

Fonte: approfondimento pubblicato oggi ( 8 ottobre) su il quotidiano "Il Tempo"


Nove contro sei

Per capire l’assurdità della sentenza basta ricordare cosa fece la Corte riguardo al Lodo Schifani.
Allora, essa diede per superato il supposto vizio denunciato da chi riteneva che la sospensione dei processi per le massime autorità dello Stato dovesse essere approvata con legge costituzionale e non con legge ordinaria. E, infatti, il Lodo Schifani fu bocciato solo per violazione del principio di uguaglianza.



Fu una sentenza abnorme. La Corte, infatti, ammise che il trattamento di maggiore tutela delle più alte cariche dello Stato è giustificato. Ma annullò il Lodo Schifani per tre elementi minori lesivi del principio di eguaglianza, affermando: 1) che la tutela non era stata applicata solo ad organi politici, ma estesa anche al Presidente della Corte Costituzionale; 2) che il lodo non era previsto per tutti gli organi politici che avrebbero meritato di goderne; 3) che non fosse stata prevista la facoltà di rinunciare alla tutela.



La sentenza apparve assurda e politicizzata, dato che i motivi sui quali si fondava ben avrebbero potuto portare, come avviene di norma, ad sentenza interpretativa di rigetto e consentire la sopravvivenza del Lodo e la correzione di disposizioni di dettaglio illegittime.
Perciò il Parlamento ha approvato il lodo Alfano aderendo alle indicazioni della Corte. Ha escluso il Presidente della Consulta e ha previsto la rinunciabilità della tutela da parte degli interessati. Non ha esteso la tutela a tutti i parlamentari e ministri perché avrebbe significato reintrodurre in maniera più drastica le immunità previste dalla Costituzione prima della revisione del 1993. Era dunque logico attendersi una sentenza di rigetto che avrebbe salvato il lodo, tutt’al più con qualche integrazione o correttivo.



Ora… sorpresa! Questa volta la Consulta ha annullato il lodo Alfano sostenendo che occorreva una legge costituzionale e ancora che è violato il principio di eguaglianza. Una pronunzia sconvolgente.



Va aggiunto, inoltre, che i vizi rilevati non esistono. In effetti la tutela delle massime cariche dello Stato contro possibili attacchi di singoli magistrati politicizzati, la cui legittimità è stata già riconosciuta dalla Corte, ha un preciso fondamento costituzionale. Si tratta delle norme sulla separazione dei poteri e sulla stabilità ed efficienza dei supremi organi costituzionali. In altre parole, la deroga -se di deroga si tratta- al principio della soggezione dei cittadini al processo penale si fonda sui principi costituzionali e sulle disposizioni (artt. 67, 68, 70, 87 e 95 Cost.) che mirano al funzionamento delle istituzioni dello Stato.





E poiché tale “deroga” è solo attuativa di quanto già desumibile dalla Costituzione, essa ben può essere adottata con legge ordinaria.
Per rendersi conto dell’inesistenza della supposta violazione dell’art. 3 Cost., basta ricordare ciò che qualsiasi studente sa. Tale disposizione non vuole l’egualitarismo, ossia un identico trattamento per tutti i cittadini.





Il principio di eguaglianza comporta che devono essere trattati in modo eguale tutti coloro che si trovano in situazioni uguali e in modo diverso coloro che si trovano in situazioni diverse. Se così non fosse sarebbe illegittima la legge che prevede, per esempio, che quando un medesimo reato viene compiuto da un adulto o da un minorenne le conseguenze penali siano del tutto diverse.
Ed è indubbio che vi sono ampie ragioni perché le più alte cariche operative dello Stato debbano essere tutelate durante il loro mandato da iniziative giudiziarie che possono anche essere mirate ad impedire lo svolgimento delle funzioni istituzionali.





Anzi è un’esigenza di supremo interesse nazionale. Un tempo occorreva difendere il Parlamento dall’esecutivo; oggi occorre difendere il Governo dalle schegge impazzite del giudiziario. La caduta del Governo Prodi non ha insegnato nulla agli antiberlusconiani e alla Corte manca da tempo una visione istituzionale. Ma si spiega: essa riproduce malamente con nove voti contro sei la frattura del Paese.



Dott. Avv. Prof.


Achille Chiappetti
Ordinario di diritto pubblico de La Sapienza

martedì 14 luglio 2009

SE QUESTA E' L'OBAMA ITALIANA...


Ho letto questo piccolo libricino di Debora Serracchiani. La neoeletta del Pd al parlamento Europeo. Quella che un prestigioso giornale di sinistra ha definito " l'Obama italiana". Incuriosito dal personaggio ho voluto leggere la sua prima pubblicazione.
Che delusione. Piccolo il libro, piccole piccole le idee, piccolissime le proposte. Insomma, nel Pd, nulla di nuovo sotto il sole. Sopratutto sul fronte delle idee. O per lo meno non trapelano leggendo queste 130 e passa paginette. All'interno delle quali Berlusconi è sempre visto e dipinto come uno spregevole personaggio, la Lega come un manipolo di bifolchi e via dicendo in un coralità di luoghi comuni che fanno tenerezza. Se proprio voleva dare un segnale questa nuova stella della politica italiana poteva partorire un libro più profondo, più argomentato, meno generico e sopratutto più coraggioso.
In finale:
contraddizioni : parecchie.
Luoghi comuni: tanti.
Novità politiche e culturali: pochissime.
Belle parole in stile veltroniano: tantissime.
Ciccia: non rinvenuta.
Coraggio: non rinvenuto.
Se avete 12, 13 euro da buttare fate pure. Non vi arricchirete di nulla in cambio avrete una bella macchia colorata in libreria.

mercoledì 17 giugno 2009

GRANDE COSSIGA


Pubblico un passaggio dell'intervista a Cossiga pubblicata oggi su Epolis e ripresa da Dagospia.


Il gossip ha influito sul voto?

Certamente ha influito su una fascia di elettorato cattolico, specie quello femminile del Sud, che è emigrato o nell'astensione o nell'Udc. Ma la Chiesa come istituzione preferisce uno sciupafemmine che segue le sue direttive, piuttosto che un marito pio devoto come Franceschini che gli fa la guerra su ogni cosa.

giovedì 28 maggio 2009

QUOD NON FECERUNT BARBARI FECERUNT VELTRONI E RUTELLI

Tra virgolette l'agenzia di Veltroni "Roma è dentro una pericolosissima deriva. Una deriva anche di violenza: questa città non è mai stata così violenta. Mai la capitale ha vissuto una crisi così profonda». Lo ha detto Walter Veltroni, al centro anziani della Garbatella, in un incontro elettorale a sostegno della candidatura di David Sassoli alle europee. «Chi mi conosce, sa che ho amato Roma, e a questa città ho dedicato per 7 anni ogni minuto di ogni giorno della mia vita - ha aggiunto l'ex sindaco - In questo anno e due mesi ho taciuto, perché speravo che un cambio non dovesse significare una crisi della città. Ma non parlerò adesso durante la campagna elettorale. Quando tornerò a parlare di Roma voglio farlo da cittadino di Roma".

Ora alcune annotazioni:
a) Ma Veltroni non doveva trasferirsi in Africa??
b) Ma le vergognose baraccopoli che degenerarono nell'omicidio Reggiani non sono state forse il frutto di anni di malevolo perbenismo voluto a tutti i costi da Veltroni che si ostinava a non muovere un dito per risolvere la situazione??


VELTRONI VERGOGNATI ALMENO AVESSI IL BUON SENSO DI TACERE!!!!

sabato 23 maggio 2009

5 minuti...


Noi italiani siamo il popolo dei cinque minuti. Sono i nostri migliori alleati da quando abbiamo scoperto di essere perennemente indaffarati e costantemente in ritardo, sempre trafelati alla rincorsa di qualcosa o qualcuno. Per questo siamo sempre pronti ad arrivare, inviare, consegnare, rispondere, tornare “tra cinque minuti”. Il nostro spazio tempo si divide in fette di cinque minuti. “Hai cinque minuti? ti rubo solo cinque minuti” e via dicendo. A Roma poi, questo piccolo spazio temporale, è il miglior alibi per dare un veste diversa ai ritardi: “Non sono arrivato in ritardo, erano passati appena cinque minuti”, siamo soliti rispondere allo sventurato che ci attendeva da qualche parte. Fateci caso: i cinque minuti tanto declamati non sono mai tali. Tutti avrete in mente questa scena: bloccati nel traffico siamo in ritardo ad un appuntamento importante e riceviamo il classico sms, “ehi ma quando arrivi?”, ecco alzi la mano chi, almeno una volta nella vita, non ha risposto “arrivo tra cinque minuti”. Pur sapendo che i cinque minuti sarebbero diventati venti. I cinque minuti sono l’arma migliore da sfoderare in caso di diatriba con i vigili urbani, soprattutto se abbiamo parcheggiato in doppia fila, “ma non può multarmi per cinque minuti di doppia fila”. Il più delle volte l’invocazione a San Cinque Minuti funziona e la multa non si concretizza. L’utilizzo improprio da parte di altri dei five minutes può a volte ritorcersi contro chi ne abusa. Diffidate da quelle persone che per raccontarvi qualcosa esordiscono dicendo: “sarò breve, ti ruberò solo cinque minuti”. Vi attaccherà un filippica di mezz’ora. Della serie chi di cinque minuti ferisce, di cinque minuti perisce. Mentre scrivevo queste righe ho ricevuto una telefonata dalla redazione. Con un tono minaccioso la grafica mi chiedeva entro quando avrei inviato l’articolo che state leggendo senza il quale la rivista non sarebbe potuta andare in stampa. Con calma serafica e con tono scocciato ho risposto : “ma che domande fate, ovvio, il pezzo arriva… tra cinque minuti!”.

giovedì 21 maggio 2009

POI PARLANO MALE DELLA POLIZIA ITALIANA

È polemica in Francia per le modalità dell'arresto di due bambini - di 10 e 6 anni - accusati del furto di una bicicletta. I due sono stati infatti fermati martedì scorso all'uscita della loro scuola elementare a Floriac, vicino a Bordeaux, nel sud-ovest del Paese, da sei poliziotti che li hanno condotti, all'insaputa dei genitori, al commissariato, dove sono stati interrogati prima di essere rilasciati. Una delle due bici apparteneva effettivamente a uno dei due bambini, l'altra era stata «presa in prestito», ha detto il bambino di sei anni.

Tutto è nato dalla denuncia della madre di un altro bambino della stessa scuola - al quale era stata rubata nei giorni scorsi una bici - che aveva creduto di riconoscere come sua quella utilizzata da uno dei due bambini arrestati.

La donna si è così rivolta alla polizia in seguito al secco rifiuto da parte del direttore della scuola di sequestrare le biciclette. Così è scattata la denuncia e sono arrivati gli agenti, che hanno arrestato i due bambini. «L'interrogatorio è durato circa due ore», ha dichiarato la madre di Hicham, 10 anni, uno dei due bambini arrestati, la quale ha dovuto fornire agli agenti anche una dichiarazione d'onore dell'amico di famiglia che aveva regalato la bicicletta al bambino un anno e mezzo fa.

«È una vergogna», ha aggiunto. Il direttore della scuola, Olivier Billand, ha riferito che l' altro bambino di sei anni portato in commissariato, era «sotto shock quando si è recato a scuola il giorno dopo. Ha infatti sentito dire dagli altri bambini della classe che due di loro erano stati portati in prigione. L' immaginazione dei bambini corre infatti veloce».

La madre di un bambino, che aveva assistito alla scena dell' arresto, ha espresso la sua indignazione: «Sono arrivate due auto della polizia e sei agenti. Ma se si ci mette a trattare i bambini come dei grandi delinquenti, dove andremo a finire?»

venerdì 15 maggio 2009

Torno dopo un pò di tempo ad aggiornare il blog. Chiedo scusa per la latitanza, ma l'arrivo di Matilde ha per un attimo cambiato le agende delle priorità.
Alcune news di Matilde. Tutto ok. Sta bene, mangia, fa la pupù, frigna il giusto e riempie di certo le giornate. Il momento del biberon ( per la quale ha la delega la madre), e quello del bagnetto (delega al sottoscritto) sono i suoi preferiti.
Saluti a tutti...

venerdì 10 aprile 2009

PRIMI SORRISI...


IERI PRIMO SORRISO DI MATILDE....

venerdì 27 marzo 2009

E' NATA....



Alle 11e40 di giovedì 26 marzo è nata Matilde....

giovedì 12 marzo 2009

QUALCOSA DA SAPERE SULLE RONDE...


Abdicazione dello Stato, razzismo strisciante, legittimazione degli “squadroni della notte”: la sinistra ne ha dette di tutti i colori sul via libera ai volontari per la sicurezza da parte del governo.
Ma, come al solito, l’opposizione straparla senza riflettere, nella sua furia antiberlusconiana, e incappa spesso in clamorose contraddizioni che si trasformano in altrettanti boomerang. Le cosiddette “ronde” – come vengono definite con accezione tutta negativa - non sono altro, infatti, che esperienze già regolamentate, ad esempio, dalla Regione Emilia Romagna, dal Comune di Bologna e da quello di Genova, tutte amministrazioni rette dal centrosinistra.

È inaccettabile, insomma, l’ipocrisia di chi accusa il governo di fare leggi che violano la Carta universale dei diritti dell'uomo dopo aver fatto esattamente la stessa cosa. A Genova, per esempio, fu attuato un “presidio civile” del territorio, in Emilia Romagna una legge regionale, più di otto anni fa, ha previsto la costituzione di associazioni di volontariato in aiuto alle vittime della violenza, che non sono altro che le famigerate ronde. Ma ecco cosa accade da tempo in Emilia Romagna, a Bologna e a Genova.

Comune di Genova. L´assessorato alla Città Sicura del Comune ha varato il progetto "Presidio Civile del Territorio" con l’obiettivo di fornire servizi sempre più vicini ai bisogni delle persone. Il progetto mira al miglioramento del rapporto di fiducia tra cittadini e istituzioni, all’innalzamento del livello di qualità della vita e di vivibilità della città, alla prevenzione di situazioni di disagio e di conflitto. L’attività è svolta da volontari qualificati dell’Associazione Nazionale Carabinieri e della Società di Mutuo Soccorso della Polizia Municipale e prevede una stretta collaborazione con le sezioni territoriali della Polizia Municipale, sotto il coordinamento dell’Unità Organizzativa Città Sicura del Comune di Genova e del Comando della Polizia Municipale. Il lavoro dei volontari consiste nell’osservazione del territorio, nella rilevazione di situazioni di criticità e degrado riconducibili a inciviltà ambientali e sociali, nel monitoraggio dei fenomeni sociali più evidenti, nel presidio di aree normalmente fruite dalle fasce più deboli della popolazione.

“Questo servizio, voluto dall’amministrazione comunale – si legge in un comunicato del febbraio 2008 - va ad integrarsi con la presenza del vigile di quartiere, di cui è prevista l’estensione a tutto il territorio cittadino”. Ebbene, un anno dopo la stessa giunta di Genova ha stigmatizzato con parole durissime il provvedimento del governo sui volontari per la sicurezza.

Emilia Romagna. La Regione Emilia Romagna concede contributi ad associazioni e organizzazioni di volontariato iscritte ai registri che operano a favore delle vittime di reati nel campo della sicurezza e a sostegno della prevenzione dei reati, come prevede l'articolo 5, comma 2 della Legge Regionale 24/2003. Quando l’opposizione accusa il governo di aver violato la Costituzione, farebbe dunque bene a ricordarsi che la prima legge in materia l'ha fatta la Regione Emilia Romagna nel 2003.

La rossa Emilia, in effetti, nel dicembre di sei anni fa – disciplinando la polizia amministrativa locale e la “promozione di un sistema integrato di sicurezza” attraverso la legge regionale numero 24 - ha previsto “l'utilizzazione di forme di volontariato” per realizzare “una presenza attiva sul territorio, aggiuntiva e non sostitutiva rispetto a quella ordinariamente garantita dalla polizia locale” e con il compito di “promuovere l'educazione alla convivenza e il rispetto della legalità, la mediazione dei conflitti e il dialogo tra le persone, l'integrazione e l'inclusione sociale”. Oggi, dicono fonti della Regione, si contano 1.500 volontari impegnati in 80 Comuni.

Comune di Bologna. Pensionati tra i 55 e i 65 anni, a squadre di tre, agli ordini di un ex comandante della Polizia municipale, pattugliano le strade del Villaggio Ina, un gruppo di case e negozi nel quartiere Borgo Panigale, periferia Ovest di Bologna. Armati di buona volontà e di due telefonini. Il presidente del quartiere assicura che è improprio parlare di ronde, e che si tratta semmai di “cittadinanza attiva”. L’ideatore dei “volontari per la sicurezza” bolognesi è l’ex magistrato Libero Mancuso, assessore della giunta Cofferati. Nella versione originaria, l’iniziativa era limitata agli studenti universitari, poi il Comune ha dato il suo via libera anche ai pensionati.

"È una semplificazione strumentale parlare di ronde – ha sempre detto Mancuso - perché qui c'è un respiro diverso, in cui il rispetto è parte fondamentale". I volontari, secondo l'assessore, devono relazionarsi con chi "non ha la consapevolezza di far parte della città e di doverla rispettare". E in caso di pericolo, il telefonino che il Comune ha dato loro in dotazione serve per avvertire le forze dell'ordine.
La giunta bolognese ha organizzato una specie di corso di formazione tenuto da polizia, carabinieri, fiamme gialle e vigili urbani. Poi ha steso la bozza di convenzione. I volontari hanno tutti un giubbotto e un tesserino di riconoscimento con il logo di Palazzo D' Accursio. Il loro mandato, si chiamino “volontari per la sicurezza” o “assistenti civici” è avvertire le forze dell'ordine se ci sono situazioni di pericolo per i cittadini.

Dunque, il governo non ha fatto altro che ripetere a livello nazionale ciò che tre amministrazioni rosse hanno già sperimentato sui rispettivi territori. E allora, dov’è lo scandalo?

mercoledì 11 marzo 2009

MATTONE ROSSO LA TRIONFERA'





Predicare è bene, ma edificare meglio. In fondo non c’è da stupirsi se la sinistra alza il suo muro di no contro la proposta del governo di liberalizzare l’edilizia. Anche se il progetto racchiude in sé tutta una serie di parametri di tutela ambientale. Gli ambientalisti hanno bollato l’idea come il primo passo per legalizzare l’avanzata del cemento selvaggio. Il tentativo, nemmeno troppo originale, è di far passare la gauche come colei che difende e tutela l’ambiente. Storia alla quale si è tutti abituati.
Una delle prime regioni ad attuare il piano edile sarà il Veneto del governatore Galan che in una intervista al Mattino di Napoli non l’ha mandata a dire ai suoi oppositori: “Trovo stravagante che ci sia qualcuno che prima ancora di conoscere il testo parta già all’attacco. A proposito del no della Toscana, ad esempio, non mi pare che lì abbiano molto da insegnare al resto di Italia: basta fare un viaggio da quelle parti per rendersi conto di quanta devastazione è stata fatta del mitico paesaggio toscano, sono i soliti vecchi pregiudizi ideologici”. Galan non ha tutti i torti.
Prendete il caso di Capalbio, ridente cittadina di quattromila abitanti, meta ambita di gran parte della intellighenzia romana di sinistra, incastrata tra la Maremma e il mar Argentario. Un quadretto bucolico sovrastato da nuvoli rossi e da calcestruzzo dello stesso colore.
D’altronde è cosa nota che le tonalità della Toscana siano sempre state queste. A Capalbio è accaduto che il nuovo Sindaco eletto nel 2004 abbia fatto arrabbiare mezzo Pd locale. Il primo cittadino capalbiese, Lucia Biagi, eletta con una lista civica, ha mandato all’aria la gestione, diciamo così, allegra, delle edificazioni. Una cosa mai accaduta prima e che ha raccolto l’applauso dei cittadini. “Mezzo partito mi ha dichiarato guerra? era tutto da attendere, ho mandato all’aria i piani di qualcuno”, ammette tranquillamente lei, “bisognava prendere delle decisioni e io le ho prese, tutti si sciacquano la bocca parlando di sviluppo sostenibile, io questo sviluppo sostenibile l’ho messo in pratica e ho messo disciplina, bisogna considerare che su un territorio di 187 chilometri quadrati il Comune riceve una cinquantina di progetti all’anno, se non ci si dà una regolata…”.
La cosa a molti non è piaciuta, ne sono nati litigi aspri, guerre fratricide. “Qui c’è stata gente che a un certo punto voleva ristrutturare pure il forno nell’aia e farlo diventare una casa”, racconta. Finché il sindaco non ha preso carta e penna e ha scritto un libro sulla sua esperienza alla guida della cittadina più glamour a sinistra, sulla battaglia vinta contro il partito del mattone fino a raccontare tutti gli espedienti ai quali i vip che gravitano intorno a Capalbio hanno ricorso pur di edificare.

La voglia di cementificare l’immacolata Maremma è stata negli anni in parte giustificata dal Piano di miglioramento ambientale. Funzionava più o meno così: acquistavi un terreno, piantavi qualche albero di ulivo, si fingeva di dare avvio ad una impresa agricola, fino a chiedere l’aumento delle cubature.
Non c’era da stupirsi se poi da una vecchia stalla saltava fuori ben altra costruzione, che caso vuole, molte volte “ veniva costruita sempre in cima alla collina per vedere meglio il mare”, racconta Cesare Fociani, coordinatore capalbiese del Pdl, “questi ipotetici imprenditori agricoli se ne sono sempre infischiati del rispetto dell’ambiente”. Da che parte politica stessero questi novelli imprenditori della terra? “ Scopro l’acqua calda se dico che da queste parti son quasi tutti di sinistra”, risponde Cesare con la tipica cadenza maremmana, “certo qualcuno che poi le cose le ha fatte seriamente ci sta pure, ma sono la minoranza”.
E questo nuovo sindaco?
“La Biagi si è trovata davanti una situazione difficile, male non ha fatto, ma secondo me ha chiuso il cancello dopo che le vacche erano già belle che uscite”. E mezzo Pd locale che le si è rivoltato contro? “prima erano abituati in un modo, la Biagi ha messo giustamente dei freni”, l’analisi di Fociani. Rimane il fatto che nessuno di questi importanti personaggi di sinistra ha tuonato perché la stalla o il fienile diventava qualcos’altro. Nessuna denuncia sull’Unità a piena pagina insomma.Il sindaco rimanda alla lettura del libro, dove, tra le altre cose, racconta la vicenda di una moglie di un vip interessata a tutto fuorché alla tutela dell’ambiente.

Anche qui niente nomi, ma se è giusto dire il peccato e non il peccatore, gustoso è sapere che questi personaggi difensori del verde altrui, appartengono quasi tutti a quella sinistra che oggi si indigna per la proposta di Berlusconi. Di una cosa è certa la prima cittadina, questa battaglia contro il partito del mattone i cittadini l’hanno capita ed apprezzata. E proprio per questo che senza indugio e anche contro le vetuste logiche di partito si candiderà nuovamente a sindaco.

venerdì 6 marzo 2009

VITAMINE PORTOGHESI PER IL PD


Ma quale Obama e Obama. Vecchi e fuori moda son coloro che nella rive gauche della politica italiana ormai si rifanno al modello americano e al suo messianico presidente. Il mito della sinistra, lor signori del Pd, farebbero bene a cercarlo nei confini nostrani. Dessero una occhiata a Milano, quartiere San Siro, panchina del Meazza quando gioca l’Inter. Troveranno questo signore che si esprime in italo portoghese e quando parla di “Giuventus”, fa riferimento all’eterna rivale bianconera.


Il salvatore, l’unico che potrebbe a questo punto fare il miracolo di rivitalizzare il mesto Pd, mai così in basso nei sondaggi, è questo allenatore di calcio. Obama è già sbiadito nella rincorsa di quei cinque ministri che ha dovuto cambiare perché non adatti al ruolo, affrontare il crollo della borsa e mille altre insidie. Si dirà, ma sorbole, come è possibile che dalle fervide e sempre approfondite colonne dell’Occidentale si innalzi a feticcio della riscossa politica del Pd uno che di mestiere, udite udite, suggerisce a rozzi bipedi pensanti dove o come calciare un sfera di cuoio? Il fatto è che questo signore da quattro giorni ha intasato le pagine dei giornali, sportivi e non, scomodato illustri firme, editorialisti e prime pagine.


Il tutto per aver rovesciato lo schema durante una conferenza stampa. Da accusato ad accusatore. Da colpevole a vittima. Con che tono, che carisma, che lessico. “Qui in Italia c’è prostituzione intellettuale”, ha tuonato. Certo che accostare il termine “prostituzione” al concetto di “intelletto” ha scatenato una reazione sui media che Marco Travaglio se la sogna, ancora imbalsamato, quest’ultimo, nello scontato schema del conflitto di interessi dove da anni l’unico titolare che Travaglio continua a mettere in campo è Silvio Berlusconi. Che barba. Rifondaroli e compagnia cantando hanno invece Vendola, il quale, parla come mangia e quindi, essendo pugliese doc, parla e mangia con gran gusto non risultando mai insipido.


Il Pd d’altro canto è la quinta essenza dello sciapo. Dopo il fallito imprinting all’amatriciana provato da Veltroni ora è il turno di Fransceschini. Alla sua nomina a leader pro tempore del Pd mezza Italia ha riso, l’altra mezza ha esclamato: Francesc…chi?? Ferrara, città d’origine di Fransceschini, è nota per il Castello, meno per virtù culinarie. Uno come l’allenatore portoghese sarebbe perfetto in vista delle Europee per il Pd. Di sicuro farebbe guadagnare qualche punto e poi, contro Berlusconi, dopo il derby calcistico ci sarebbe pure quello politico.


C’è bisogno a sinistra di uno come lui. Magari Moratti riesce a prestarlo agli amici democratici di cui è sostenitore. Anche perché poi per far capire chi fosse Franceschini è stato versato inchiostro a iosa in queste settimane. Mentre voi tutti avrete capito chi è l’allenatore portoghese, nonostante in queste righe si sia accuratamente evitato di chiamarlo per nome e cognome. Josè, il resto vien da sé.
M.R.

giovedì 5 marzo 2009

VEGETARIANO? NO GRAZIE....


Mangiare vegetariano farebbe male all’amore. Ne sono convinti gli andrologi per i quali i vegetariani sarebbero a rischio sotto le lenzuola. Le ragioni le spiega Nicola Mondaini, dirigente medico dell'ospedale Santa Maria Annunziata, università di Firenze, in occasione della Settimana della prevenzione andrologica . “Il motivo è da ricercare nella loro alimentazione che rischia di essere povera di zinco. Una sostanza preziosa, la cui carenza è strettamente associata alla riduzione del testosterone e alla depressione dello stimolo sessuale”.
Secondo gli esperti proprio la tipologia di alimentazione penalizzerebbe “il desiderio sul quale il vegetarianismo può avere effetti molto negativi”. In altre parole, non sempre mangiare verde equivale a mangiare sano, aggiunge l'andrologo: “Tutto dipende da quello che si consuma. Le verdure fritte, per esempio, se mangiate in eccesso non giovano alla salute ma, al contrario, possono essere causa di disordini cardiovascolari e di problemi legati all'aumento del colesterolo nel sangue". Insomma, il messaggio di Mondaini è chiaro: “Ci tenete a far bella figura sotto le lenzuola? Cominciate a far ordine sulla vostra tavola”.

giovedì 26 febbraio 2009

ROMENI A ROMA - 10

Ieri mattina tre persone hanno sfilato il portafoglio dalla borsa di una signora anziana su di un autobus, per poi scendere e dirigersi con passo veloce al più vicino bancomat per cercare di prelevare denaro contante con la carta magnetica della vittima. I tre ladri però, rumeni di 21, 23 e 26 anni, sono stati notati da un agente della polizia di Stato libero dal servizio mentre con fare indeciso stavano cercando di inserire la scheda magnetica nella fessura del bancomat, non sapendo quale codice digitare. L'agente di polizia ha perciò richiesto tramite il 113 della questura, l'ausilio di una volante del Commissariato Fidene Serpentara, diretto da Paolo Volta, il cui personale ha sottoposto a controllo i tre, ed ha verificato che la tessera bancomat apparteneva ad altra persona. Al termine degli accertamenti i tre stranieri sono stati arrestati per uso fraudolento di carte di credito.

lunedì 23 febbraio 2009

ROMENI IN TRASFERA

Non ce l'ha fatta l'anziana pavese di 83 anni, non vedente, che nella notte tra il 14 e il 15 febbraio era stata aggredita e violentata nella sua abitazione da un romeno ubricaco di 26 anni, ora in carcere. È morta ieri sera stroncata da una crisi improvvisa, dopo che da giorni era ricoverata all'ospedale di Belgioioso, dove era stata trasferita in seguito all'aggravarsi delle sue condizioni. In seguito all'aggressione infatti la donna era stata inizialmente ricoverata con prognosi riservata nel reparto di chirurgia del Policlinico San Matteo di Pavia. Ad avvisare i Carabinieri, la notte dell'aggressione, era stata la nipote dell'anziana, che aveva udito le urla della zia.

sabato 21 febbraio 2009

Romeni a Roma - 9

A quanto riferiscono fonti della Questura, sono «molto consistenti» i sospetti sulla coppia di romeni portata in Questura per accertamenti in relazione al cadavere ritrovato in un sacco-valigia in una palazzina di via Urbano II, in zona Aurelia, a Roma. I due, marito e moglie, sono sotto interrogatorio negli uffici della Squadra Mobile capitolina, diretta da Vittorio Rizzi. La coppia risiede da circa otto mesi nella palazzina di via Urbano II, della quale Giovanni Santini era amministratore di condominio. Tra i possibili moventi al vaglio degli investigatori, quello del mancato pagamento di un consistente numero di rate condominiali.

Romeni a Roma - 8

Aveva tentato di rubare un'auto ad Acilia, vicino a Roma, ma è stato sorpreso dal proprietario e da alcuni condomini dello stabile che hanno tentato di linciarlo. L'uomo, un giovane romeno di 21 anni con diversi precedenti penali e problemi psichici, si è scagliato prima contro alcune persone e poi contro una pattuglia di carabinieri arrivata dopo la chiamata al 112. Nel tentativo di linciaggio e nell'aggressione da parte del romeno sono rimaste ferite quattro persone, due donne colpite con arnesi da scasso che il romeno aveva in mano e due carabinieri che tentavano di salvarlo dalla folla inferocita. Le donne sono state medicate nel vicino ospedale con prognosi di 15 giorni mentre i carabinieri hanno avuto ferite guaribili in 10 giorni. I militari della stazione di Acilia e poi quelli del gruppo di Ostia, sono comunque riusciti a sottrarre il romeno alla furia della gente e a portarlo in caserma dove è stato arrestato con l'accusa di furto e resistenza a pubblico ufficiale.

lunedì 16 febbraio 2009

ROMENI A ROMA - 7

Avrebbero le ore contate i due responsabili, presumibilmente romeni, dell'aggressione, avvenuta sabato scorso a Roma nel parco della Caffarella, alla coppia di fidanzatini culminata nella violenza sessuale ai danni della ragazzina di 14 anni. Dopo aver realizzato gli identikit dei due balordi, gli investigatori sarebbero in possesso di elementi determinanti per identificare gli autori dello stupro. Nelle prossime ore il fascicolo processuale aperto dal pm Vincenzo Barba, lo stesso che ha risolto il caso dello stupro di Capodanno avvenuto alla Fiera di Roma, potrebbe passare da ignoti a noti con le iscrizioni nel registro degli indagati dei due nominativi. Alla identità dei due aggressori si è risaliti attraverso numerosi elementi tra cui anche tracce biologiche e la testimonianza di diverse persone. Il capo della squadra mobile Vittorio Rizzi, avrà oggi pomeriggio a piazzale Clodio un incontro con il pm Barba.(

giovedì 12 febbraio 2009

ROMENI A ROMA - 6

Aumenta il numero degli stranieri residenti a Roma e provincia e anche quello degli immigrati che lavorano e studiano. La comunità romena la fa da padrone con un totale di 92.258, un terzo dei residenti stranieri complessivi. Mai romeni hanno anche un triste primato: un quarto è vittima degli infortuni sul lavoro. È la fotografia scattata dal quinto rapporto sull'immigrazione dell'Osservatorio romano sulle migrazioni della Caritas diocesana di Roma.

Per il direttore della Caritas diocesana di Roma monsignor Guerino Di Tora «non è giusto scaricare sulle classi più disagiate i problemi della città». E parlando della norma che consente ai medici di denunciare gli immigrati Di Tora «il medico è fatto per curare, per portare a una situazione di normalità e di vita, non certamente di paura e di timore».

Il dato principale emerso dal rapporto riguarda l'aumento degli stranieri residenti: +15,6% con un'incidenza sul totale della popolazione di 7,9 punti percentuali. Gli stranieri arrivati direttamente dall'estero sono 45.953, i nuovi nati da genitori stranieri sono 4.548. Secondo la Caritas, le previsioni elaborate dall'Istat per i prossimi anni parlano di un sostanziale raddoppio degli stranieri nel Lazio che dal 2010 al 2030 passeranno da 470 mila unità a 820 mila con un tasso medio annuo di crescita pari al 3,7%, 16 volte superiore a quello dell'intera popolazione, dato destinato ad aumentare entro il 2050. La comunità romena ha il primato di presenze: sono 92.258, un terzo dei residenti stranieri complessivi. Seguono i filippini (8%) e i polacchi (5,6%). Tra gli immigrati si annovera anche la comunità rom.

Ma i romeni sono anche i lavoratori che subiscono più infortuni sul lavoro. Nel 2004 si verificavano in media 3 infortuni al giorno, contro gli 8 al giorno del 2007 a fronte di una popolazione immigrata aumentata in misura inferiore. Si tratta di 3.017 denunce, delle quali più di un quarto (821) riguarda i romeni. Anche i 7 casi mortali capitati in quell'anno riguardano soltanto i romeni. È lievitata anche la presenza dei lavoratori stranieri, un'incidenza pari all'8,7% sull'occupazione complessiva (due punti in più rispetto alla media nazionale). A Roma, il 61,7% degli immigrati (contro il 13,6% dei romani) svolge lavori manuali e non qualificati, nella gran parte dei casi non corrispondenti ai titoli di studio. Aumentano anche gli studenti stranieri. Nell'anno accademico 2007-2008 sono stati registrati 7.252 studenti universitari, per lo più romeni.

I più guadagnano in media 916 euro in media, ma vivono con dignità, purtroppo non sempre con i familiari. Hanno spesso un appartamento in affitto (622 euro al mese) e si dicono tutto sommato contenti dell'Italia, sono ben disposti nei confronti degli italiani, rispettosi delle leggi e fiduciosi di poter fare nel tempo dei passi in avanti.(ANSA).

mercoledì 11 febbraio 2009

BARRIO ON LINE

Barrio magazine
E' on line il numero di Febbraio. Buona lettura

http://www.barrioroma.com/barrio/foto/sf090209163150.pdf

martedì 10 febbraio 2009

ROMENI A ROMA - 5


I Carabinieri della Stazione Roma Tomba di Nerone e del Nucleo Operativo della Compagnia Roma Trionfale hanno arrestato 5 romeni, di età compresa tra i 22 ed i 42 anni, responsabili di aver generato una violenta rissa in zona Piazza Mancini, scaturita per futili motivi e per l'eccessivo abuso di alcol. Solo l'intervento dei militari ha posto fine alla rissa, evitando che la situazione degenerasse. Tutti e cinque i partecipanti sono stati bloccati ed arrestati. Due di loro, visitati presso l'ospedale San Pietro, sono stati dimessi con prognosi di 5 giorni. Per tutti si attende il processo per direttissima: dovranno rispondere del reato di rissa aggravata.

lunedì 9 febbraio 2009

ELUANA ENGLARO - 2


Se, per ipotesi estrema, qualcuno uccidesse Eluana nella sua camera con un colpo d'arma da fuoco, questi sarebbe incriminato per omicidio. Dato che la morte sarà ottenuta per sete, allora è giustizia e pietà. E' difficile accettare questa logica.

ROMENI A ROMA - 4rta puntata


Ubriaco alla guida di un'auto, un romeno si è scontrato frontalmente contro un'altra vettura a Roma uccidendo il guidatore, un italiano di 36 anni, e ferendo gravemente la sua compagna che gli viaggiava accanto. L'uomo, di circa 30 anni, è risultato positivo dell'etilometro ed era a bordo di una Peugeot che risulterebbe rubata: non solo non ha prestato soccorso ai due ma, dopo avere raggiunto un bar poco distante dall'incidente, ha chiesto di bere una birra. A quel punto è stato avvicinato da circa 20 persone che avevano assistito all'incidente e che lo hanno aggredito. Solo l'intervento delle forze dell'ordine ha evitato il linciaggio. L'incidente è avvenuto venerdì sera in via Prenestina, all'altezza del Grande Raccordo Anulare.


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La polizia del commissariato Lido di Roma ha arrestato un romeno di 44 anni, Claudio Statie Sandel, perchè, alla guida di un furgone, ha prima investito in pieno una Volante della polizia poi, fermato e portato in commissariato, ha aggredito gli agenti. Il romeno era completamente ubriaco. L' uomo, che è stato arrestato la notte scorsa, deve rispondere di guida in stato di ebbrezza, minacce e resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento di beni dello Stato. Gli agenti di Lido di Roma hanno anche arrestato, in collaborazione con i carabinieri, Massimo Forgione, 39 anni per furto e evasione dagli arresti domiciliari.


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carabinieri della stazione di Albano hanno arrestato un 19enne romeno, sorpreso nei pressi della villa comunale mentre bloccava a terra una giovane 21enne, del luogo, nel tentativo di abusarne. Sono in corso approfondimenti, di intesa con l'autorità giudiziaria di Velletri, volti a ricostruire con chiarezza la vicenda.

venerdì 6 febbraio 2009

giovedì 5 febbraio 2009

ROMENI A ROMA - 3rza puntata


ROMA, 4 FEB -

Sequestro di persona, violenza sessuale aggravata e furto. Per questi reati, commessi ai danni di una connazionale, un romeno, Floera Dimitru, è stato condannato a dieci anni di reclusione dai giudici della settima sezione del tribunale di Roma. La condanna inflitta all'imputato è stata superiore di tre anni rispetto a quella sollecitata dal pm Antonella Nespola. Dimitru era accusato di aver tenuto in ostaggio una connazionale di 34 anni per una notte intera, il 17 luglio 2007, e di aver abusato di lei.
La donna riuscì poi a fuggire approfittando di un momento di assenza del suo aggressore. Dimitru è stato condannato a pagare anche 50 mila euro alla parte lesa, assistita dai legali dell'Associazione Differenza Donna, sotto forma di risarcimento provvisionale. Una volta espiata la pena il romeno sarà espulso. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, Dimitru avrebbe conosciuto la connazionale alla stazione Termini e, approfittando delle difficoltà di quest'ultima, le avrebbe promesso un alloggio ed un lavoro come badante.
Conquistata, così, la fiducia della donna, Dimitri non ebbe difficolta, secondo l'accusa, a condurla in un terrazzo condominiale di via Milazzo e ad abusarne sessualmente dopo averla minacciata di tagliarle la gola

martedì 3 febbraio 2009

POLITICAMENTE SCORRETTO MA PROFONDAMENTE CORRETTO



Blitz la notte scorsa di un gruppo politico che si definisce della «Comunità Militante Tiburtina» sotto la sede del Partito Democratico a piazza SS Apostoli a Roma. Una decina di attivisti hanno affisso uno striscione di 20 metri con la scritta




«Il posto giusto per le vostre facce da c...!», ed hanno posizionato davanti l'ingresso della sede 5 grossi water. Lo hanno reso noto gli stessi autori con un comunicato. «L'azione politicamente scorretta - si legge sul comunicato - vuole 'fotografarè in pieno la situazione di sbandamento a livello nazionale del partito di Veltroni che non riesce ad uscire da una crisi di identità, come il rantolo di un animale negli ultimi istanti prima di morire. Un centrosinistra attaccato solo alle poltrone che tenta in ogni modo di incollare i pezzi di un vaso ormai rotto; basti pensare alle dimissioni-farsa del Sindaco di Pescara poi ritirate, al comune di Napoli ed alla Regione Campania dove la Iervolino prima e Bassolino poi continuano imperterriti a navigare nel malaffare e nell'incompetenza dimostrando scarso impegno civico e totale menefreghismo»

lunedì 2 febbraio 2009

LETTERA DI PAOLO GUZZANTI A SILVIO BERLUSCONI


Paolo Guzzanti lascia Forza Italia e il gruppo del Pdl alla Camera, si iscrive al Misto e al Partito liberale. Ad annunciarlo e' lo stesso giornalista in una lettera a Silvio Berlusconi.


"Caro Silvio, Ti scrivo per annunciarti che oggi, 2 febbraio 2009, rassegno le mie dimissioni dal gruppo Pdl della Camera per iscrivermi al gruppo Misto. Contemporaneamente -scrive Guzzanti- mi dimetto dal partito e ti annuncio la mia iscrizione al Partito liberale italiano in cui intendo candidarmi per assumere responsabilita' politiche al prossimo congresso. Poiche' le mie numerose richieste di colloquio sono state da te rigettate come anche i miei messaggi scritti, ti comunico con questa lettera aperta i motivi delle mie scelte, adempiendo cosi' a un dovere di lealta' politica e personale".


"Due fatti e due situazioni hanno provocato in me un insanabile conflitto di coscienza, di cui ho dato immediatamente segno. Il primo e' stato il tuo sostegno entusiasta, personale, amicale al signor Vladimir Putin per l'invasione della Georgia, la prima invasione di uno Stato europeo da parte di un altro Stato europeo dal 1 settembre 1939 quando Hitler invase la Polonia, tralasciando le imprese sovietiche del 1953 a Berlino, del 1956 a Budapest, del 1968 a Praga, tutte felicemente esaltate e rivendicate dal tuo amico Vladimir Putin, l'ultimo capo del Kgb e a sua volta l'uomo scelto dal Kgb.


Tu capisci che avendo presieduto, e drammaticamente, una Commissione d'inchiesta sulle imprese del Kgb in cui alcuni esseri umani hanno anche perso la vita, la cosa non soltanto mi riguarda, ma mi fa un particolare orrore".


"Bada bene: capisco gli affari, capisco la politica energetica, capisco la realpolitik. Cio' che trovo inaccettabile e' la sbandierata, quasi fanatica amicizia per un brigante internazionale che ha fatto riabilitare Stalin sui libri di scuola russi e ha dichiarato traditori della patria tutti i perseguitati che fuggirono dall'inferno sovietico durante la guerra fredda".


Guzzanti denuncia poi la "condizione pre-agonica della democrazia parlamentare italiana alla quale spesso tu alludi con insofferenza parlando di 'lacci e lacciuoli' per sottolineare l'impaccio che provi di fronte alle regole e alle procedure che dovrebbero garantire autonomia e autorita' del Parlamento nel suo rapporto con l'esecutivo. Il Parlamento e' oggi ridotto al rango di cane da slitta del Governo, costretto a correre sotto i colpi di frusta dei voti di fiducia (undici, mentre 44 delle leggi approvate su un totale di 45 portano la firma del Governo) con cui approvare decreti legge che meriterebbero invece ampia, autonoma e approfondita discussione e correzione da parte dei rappresentanti del popolo".


Cosi' "oggi il Parlamento prende ordini dal Governo anziche' esserne il controllore, essendone semmai il controllato, cio' che rende la democrazia parlamentare un cadavere o meglio uno zombie". Guzzanti lamenta inoltre "la totale assenza, malgrado operazioni di facciata come i ridicoli gazebo, di una sia pur larvata forma di democrazia interna in Forza Italia, partito diventato sempre piu' un organismo autoritario e piramidale, incapace persino di celebrare un vero Congresso in cui poter ascoltare e votare voci sia discordi che concordi.Silvio Berlusconi
Ho assistito per anni con imbarazzo, condiviso anche da tantissimi colleghi, a delle kermesse che potevano essere indifferentemente manifestazioni di Forza Italia o celebrazioni per il compleanno di Kim Il Sung.


Tu sei l'unico leader di partito che si presenta alla sua gente sul palco di un teatro circondato dai gorilla con la radiolina nell'orecchio, anche quando non e' primo ministro.
"Politica estera, collasso istituzionale e assenza di democrazia interna -riassume in conclusione il giornalista- mi inducono a prendere la sofferta decisione di andarmene, non senza averti pero' prima dato atto di aver realizzato progressi storici e positivi verso il bipartitismo, di aver in particolare creato dal nulla con uno sforzo personale e insostituibile una destra democratica che all'Italia mancava e che oggi, grazie al tuo lavoro, esiste anche se soffre di gravi menomazioni.


L'ultima mia delusione e' di vedere che nel corso dei quasi 15 anni del tuo impegno politico, non hai fatto nulla per dare a questo Paese la tanto attesa rivoluzione liberale che le grandi democrazie hanno avuto e che all'Italia e' stata negata. Questo e' il motivo per cui ho scelto di proseguire la mia battaglia nel rinascente Partito liberale che fu di Einaudi e Malagodi".

ROMENI A ROMA - 2puntata


ROMA: TELEFONINO SUPERTECNOLOGICO A PREZZO STRACCIATO, ERA SAPONETTA


In via Giolitti, i Carabinieri del Nucleo Radiomobile di Roma hanno arrestato un pregiudicato napoletano di 35 anni per aver venduto ad una coppia di romeni un telefono cellulare di ultima generazione ad un prezzo stracciato, rifilandogli poi una saponetta da bagno. Per convincere i 2, il truffatore ha esibito lo scontrino d'acquisto dell'apparecchio, mostrando come lo stesso fosse in ottimo stato e funzionante. Gli ignari acquirenti, vista l'accattivante offerta, hanno deciso di acquistare il telefonino. È stato proprio in questo frangente che l'impostore, approfittando di un attimo di distrazione dei 2, ha scambiato con un movimento fulmineo la custodia in pelle contenente l'apparecchio con una identica. A truffa completata i 2 malcapitati si sono allontanati contenti e convinti di aver fatto un affarone per la modica cifra di 200 euro, delusi poi quando hanno aperto la custodia, trovando al suo interno una saponetta da bagno. I truffati hanno così chiesto aiuto al 112 che ha inviato immediatamente una pattuglia di Carabinieri del Nucleo Radiomobile ai quali la coppia ha raccontato l'intera vicenda. I militari grazie alla descrizione fornita dai richiedenti, hanno rintracciato il pregiudicato napoletano e lo hanno arrestato con l'accusa di truffa. Sarà giudicato con rito direttissimo.

giovedì 29 gennaio 2009

ROMENI A ROMA


ROMENO SGOZZATO A ROMA, IN CELLA CONNAZIONALE MINORENNECRO (ANSA) - ROMA, 29 GEN -


Un romeno di 17 anni è stato arrestato dagli investigatori della squadra mobile di Roma perchè ritenuto responsabile dell'omicidio di Ovidiu Petrica Macrea, un connazionale colpito con il collo di una bottiglia rotta davanti al teatro Ambra Jovinelli, nella zona della stazione Termini, l'8 novembre scorso. La vittima venne colpita alla gola durante una lite. A tradire il giovane romeno è stato un cellulare, quello sottratto a Macrea poco prima dell'aggressione mortale.


Grazie alle tracce lasciate dal telefonino gli investigatori della mobile sono arrivati a lui: a novembre sedicenne ma un passato pieno di precedenti e più volte scappato da comunità protette. La sezione omicidi della squadra mobile, diretta da Stefano Signoretti, lo ha cercato in diversi campi dove il giovane viveva, poi fino a Pescara, dove si era rifugiato dopo l'omicidio. Ma proprio il cellulare sottratto alla vittima e venduto qualche giorno dopo per 40 euro a due rumeni di Pescara, lo ha incastrato. Secondo gli accertamenti della squadra mobile a scatenare la lite che è culminata nell'omicidio potrebbe essere stato un probabile caso di bullismo tra connazionali forse proprio dovuto al possesso di quel cellulare. (ANSA).

mercoledì 28 gennaio 2009

ROMENI E STUPRATORI

di LUCIA ANNUNZIATA
Guardando le immagini di Guidonia, quelle in cui arrabbiatissimi abitanti del luogo cercano di linciare i romeni presunti responsabili della violenza e dello stupro di una coppia di giovani fidanzati, mi viene un dubbio: hanno vinto finalmente le donne, oppure sta vincendo una nuova forma di barbarie?Non tanto tempo fa, penso agli Anni Ottanta, epoca modernissima di questo Paese, per far riconoscere lo stupro come reato, non contro la morale ma contro la persona (in questo caso basta citare quello del Circeo, 1975), le donne dovettero calare in massa davanti ai tribunali, incatenarsi ai pali della luce, improvvisare volantinaggi sotto i più importanti media per rompere la teoria secondo la quale ogni donna era in realtà colpevole dell’abuso sessuale che aveva subito.

Oggi assistiamo invece a un’enorme reattività in difesa delle vittime di violenza. Lo stupro e la morte della signora Reggiani prima e quello quasi immediatamente dopo di una giovane africana sono stati la materia più scottante della campagna elettorale nazionale un anno fa. Le violenze sulla coppia di Guidonia hanno portato quasi al linciaggio, mentre per il giovane che a Capodanno ha stuprato una ragazza durante una festa del Comune di Roma, un coro nazionale ha chiesto il massimo della pena, oltraggiati tutti dal fatto che un giudice (donna) gli avesse concesso «solo» gli arresti domiciliari.

La nazione, insomma, sembra scossa da un’indignazione protettiva nei confronti delle donne che si può paragonare solo a quella che negli anni ha suscitato la pedofilia. La sensibilità sociale si è evidentemente evoluta, dobbiamo concludere. O no? Forse c’è un’altra domanda che andrebbe fatta alle donne nell’attuale momento: è questo che la loro mobilitazione di anni voleva ottenere? È questo il tipo di reazione, protezione, per cui hanno lottato? Ovviamente, è meglio avere una difesa che il disprezzo; è meglio pensare di avere un padre, un marito, un fratello che mena le mani per te, e un Paese che chiede a gran voce la tua sicurezza.

Ma, parlando senza arroganza, c’è qualcosa di ugualmente espropriante della persona donna in questa levata di scudi. La prima espropriazione ha a che fare con il «tipo» di stupro che suscita proteste: si tratta inevitabilmente di quelli commessi in ambienti pubblici. L’Istat ha pubblicato una ricerca sulla base della quale le donne dai 16 ai 70 anni che in Italia hanno subito in totale violenza sono 6 milioni 743; di cui un milione e 150 mila nel 2006: di queste un milione 400 mila ragazze hanno subito violenza sessuale prima dei 16 anni.

Autori della violenza? Il 69 per cento sono partner, mariti o fidanzati. Statistiche più recenti ci dicono addirittura che solo il 10 per cento degli stupri è perpetrato da stranieri. Inutile dire che per questa vasta zona grigia di crimine «in famiglia» non ci sono né proteste, né denunce: possibile che nessuno mai se ne accorga?Ma se lo stupro fa rabbia solo quando è fatto da «stranieri», forse entriamo in un diverso campo, in cui diventa simbolo (fortissimo, ma pur sempre simbolo) di mancanza di sicurezza, di degrado dell’ambiente, e di una guerra per il controllo del territorio.

Insomma, lo stupro indigna quando si carica di una battaglia più ampia di quella della difesa delle donne. Una battaglia in cui, paradossalmente, le donne si trovano di nuovo «oggetto», in quanto proprietà collettiva di un gruppo contro un altro. Una versione dello scontro globale che ritorna a livello tribale. Per chi avesse perso memoria, ricordo che anche nella ex Jugoslavia, una guerra che è stata il massimo dello scontro tribal-identitario, lo stupro femminile è stato usato come «sfregio» di un’etnia contro l’altra.

Come vedete, qualcosa di molto inquietante si accompagna sempre al corpo femminile. Su di esso inevitabilmente pare calare il destino dell’appropriazione da parte di altri. Non era certo questo per cui hanno combattuto le donne di anni fa: volevano innanzitutto la propria dignità come cittadini contro i quali ogni assalto è proibito dalla legge. Ma non credo volessero nessun taglione, nessuna vendetta. Tantomeno diventare parte di un ingranaggio così vasto, di cui alla fine si rimane comunque ostaggi.

lunedì 26 gennaio 2009

INTERVISTA A BATTIATO


A fine mese Franco Battiato partirà per una lunga tournée che lo porterà in giro per l'Italia fino a metà aprile. La prima data sarà il 31 gennaio a Carpi. Il suo ultimo disco, Fleurs 2, che segue Fleurs 3, completa una trilogia di brani pescati nel passato recente della musica leggera non solo italiana. Lo abbiamo intervistato sul rapporto tra musica e spiritualità e sulla possibile convivenza tra le diverse religioni.


Con l'ultimo suo disco «Fleurs 2», lei completa una trilogia di reinterpretazioni di canzoni del passato. Ritiene che le cose migliori siano già state scritte?


«Per niente. Comunque anche se non ne siamo coscienti, il passato è in noi. Recuperare e ridistribuire "il reddito" di certe vette musicali, può arricchire il nostro spesso incerto presente. Bisogna dividere la musica leggera dalla musica classica. Le vette dell'una sono diverse dalle altre. Delle montagnette e l'Everest. La musica leggera si dedica ai sentimenti. Ma ogni volta che ascolto dei grandi compositori del passato mi domando che cosa li abbia ispirati e ne prendo atto per l'oggi, non per ieri. Capolavoro è qualcosa che non ha tempo».


In «Fleurs 2» numerose canzoni manifestano un certo senso di impotenza, di incompiutezza anche dei rapporti più intimi. Mentre l'unico brano inedito s'intitola «Tutto l'universo obbedisce all'amore». Sembra una contraddizione...


«Succede a volte, che una canzone sembra che parli alla testa, ma invece tocca il cuore. Ci sono brani che muovono la compassione delle persone. Anche in passato ho scritto delle canzoni che sembravano semplici e orecchiabili come Centro di gravità permanente, invece affrontavano temi profondi che restavano scolpiti nel cuore di chi le ascoltava».


Tutto l'universo obbedisce all'amore è un'affermazione lontanissima da ciò che abbiamo sotto gli occhi nella nostra quotidianità. È una visione che si deve a una dimensione mistica, spirituale?

«Il mondo è un coacervo, un ammasso di materiale eterogeneo. Sono per natura un metafisico, e resto fermo e saldo nel mio genere. Considero la vita, che trovo meravigliosa, una palestra per farsi i "muscoli" e se ce la si fa, per cambiare e migliorare».


Che rapporto c'è tra la sua musica e la spiritualità?«Un rapporto inscindibile».


Come si svolge la sua collaborazione con Manlio Sgalambro? Come nascono i testi delle canzoni?«Per esempio, parliamo di Tutto l'universo obbedisce all'amore che è una frase di La Fontaine, ma potrebbe essere anche un pensiero biblico. Lavoriamo a distanza: io gli ho scritto che volevo fare una canzone partendo da lì. Lui mi ha risposto suggerendo versi come "ed è in certi sguardi che si vede l'infinito", io ho aggiunto altri brani. Oppure, per La cura: io ho scritto la prima parte del testo, lui mi ha risposto con "Vagavo per i campi del Tennessee... ". Non abbiamo mai discusso sui vocaboli. Lui sa bene che il musicista deve smerigliare il testo sulle note... »


Sulla copertina dell'ultimo libro di Pietrangelo Buttafuoco «Cabaret Voltaire» è riportato un verso tratto dalla sua «Il re del mondo» che dice: «Il giorno della fine non ti servirà l'inglese». È solo un messaggio no global o vuole esortare a coltivare le cose che contano?«La seconda. I monaci tibetani hanno la sana abitudine la sera, prima di andare a dormire, di rovesciare la loro ciotola, a significare che potrebbe essere l'ultima. Il distacco, la consapevolezza che siamo di passaggio, non è che renda più tristi... Anzi».


A proposito di «Re del mondo» che cosa pensa dell'avvento di Obama alla presidenza degli Stati Uniti?«Parla bene, come nessun presidente ha mai fatto. Spero che mantenga la sua posizione. Vedo che sta trascinando tanti in una specie di grande sogno. Ci speriamo tutti, visto che l'America ha determinato le sorti di questo pianeta da decenni».


Buttafuoco è catanese come lei, Carmen Consoli e Juri Camisasca che compaiono anche nel suo ultimo disco. C'è un clan, artistico, dei catanesi?«Juri Camisasca è lombardo, anche se dopo dodici anni vissuti in un monastero benedettino, ha scelto di vivere alle pendici dell'Etna. Buttafuoco e Carmen sono due "raggianti" catanesi. Siamo amici e collaboriamo».


Nell'ultima loro tournée gli U2 facevano comparire sui megaschermi la scritta «coexist», composta dai simboli delle tre grandi religioni: lo spicchio di luna per la religione islamica, la stella di David e la croce di Cristo. Su che basi è possibile il dialogo e una convivenza tra le diverse religioni?«Chi se ne intende, sa bene che tra veri credenti, la convivenza tra le diverse religioni sarebbe la cosa più semplice e naturale del mondo. Purtroppo esistono, e sono tanti, gli "infiltrati". Il signor Bush crede in un dio della guerra, che ha generato morte e distruzione. I talebani, Bin Laden, Hamas sono "infiltrati". Mi dispiace essere estremo, ma molti religiosi che credono di pregare, sono come gli "ultras", esercitano solo violenza e col calcio o con la religione non hanno niente a che vedere».


Lei ha sempre manifestato sensibilità per l'Islam e la meditazione orientale. Non ha trovato inquietanti le recenti manifestazioni di protesta delle comunità islamiche sul sagrato del Duomo di Milano e di Bologna?«Certo: sono situazioni non accettabili, irrispettose non solo per i fedeli cristiani, ma persino per dei laici o non credenti che non vogliono trovarsi in un contesto così.
Come quei proclami di ateismo scritti sulle fiancate degli autobus: è sbagliato, non va fatto, è irrispettoso. Ma non me la sento di sparare condanne. Anzi, credo si tratti di persone verso le quali bisogna provare pietà. Ma sono altrettanto convinto che i violenti non possono essere religiosi, è una contraddizione in termini. Il fanatismo non ha niente a che vedere con la religiosità».

martedì 20 gennaio 2009

ARRIVA IL MESSIA MA SENZA MIRACOLI

Tratto da occidentale.it L'uovo di giornata ( di Mic Rus)






D’accordo l’evento è storico. Non fa una piega, vedere un afroamericano insediarsi alla Casa Bianca ci da la conferma che in America tutto è possibile, yes we can, I have a dream, e via dicendo. Condividiamo pure le teorie di politologi e sociologi vari, i quali, visti i tempi, spiegano come il popolo americano abbia, mai come oggi, bisogno di fiducia e di sognare. E che Barack questo sogno lo incarni si è capito.

E poi non dimentichiamoci che gli americani amano queste adunate oceaniche, con il contorno di palloncini colorati, tazze e bicchieri con il faccione di Obama, t-shirt e così via. Ma permetteteci qualche dubbio, riflessione e perplessità. Non tanto sul Presidente, quanto sulle aspettative che ruotano intorno a lui. Già i numeri dell’evento parlano da se: tre giorni di cerimonia, centociquanta milioni di dollari il costo per organizzare il tutto, oltre ventimila gli uomini impegnati per garantire la sicurezza.




Per gli addetti ai lavori non c’è dubbio: la cerimonia di Obama sarà il più grande evento della storia degli Stati Uniti. Lasciamo stare la polemica sui costi, a conti fatti la cerimonia peserà sulle tasche dei contribuenti per circa cento milioni di euro, il resto delle spese sarà coperto da sponsor, privati e televisioni, e sul fatto che magari, in tempi di crisi, il tutto sarebbe potuto essere fatto con maggiore parsimonia. Concentriamoci invece sulle tre milioni di persone attese a Washington, provenienti da ogni dove, e sull’attese che hanno verso Obama. I numeri stratosferici, le spese folli, questa eccitazione perpetua.

Tutto, visto da qua, pare esagerato. Nemmeno fosse il Messia sceso dal cielo. Saprà allora Obama ridare la vista ai ciechi? Non crediamo. Forse farà camminare gli storpi? Ne dubitiamo. Certo, quello di oggi sarà il Sogno americano che si concretizza e chi sarà nella capitale Usa, assisterà ad un pezzo di storia. Ma ora, e dateci anche dei provinciali, da queste parti per sognare e sperare spendiamo meno. Sarà che siamo più smaliziati e alle favole smettiamo di credere da bambini.

domenica 18 gennaio 2009

I TRE FATTI DELLA SETTIMANA

SUL CASO SANTORO - RAI









Dopo aver visto e rivisto il pietoso show andato in onda ad Annozero sono sempre più convinto che il canone Rai non vada pagato per protesta. Almeno fino a quando Michele Santoro condurrà una qualsivoglia trasmissione della tv di Stato. Non voglio essere io a contribuire con il mio canone certe trasmissione partigiane.


SULLE MANIFESTAZIONE PER LA GUERRA IN MEDIO ORIENTE

Sabato la città di Roma è stata è per l'ennesima volta bloccata a causa di una manifestazione. Questa volta a protestare e bloccare la città sono stati gli estremisti di sinistra con i loro amici musulmani a impedire il regolare svolgimento della vita quotidiana. C'è il diritto di protestare, come c'è quello di potersi spostare liberamente da una parte all'altra della città. A Roma, con oltre 1000 manifestazione l'anno, il secondo diritto viene leso. Spero che il nuovo Prefetto riesca a mantener fede ai suoi impegni e a regolamentare queste manifestazioni. Il fatto che una città poi venga bloccata per far sfilare esaltati estremisti in kfia pronti a bruciare bandiere ed apporre la svastica sopra la bandiera di Israele lo ritengo decisamente assurdo. In quel caso sarebbe cosa buona far intervenire gli idranti per disperdere la folla.




SUL CASO KAKA


Sono sempre più convinto come i tifosi ultrà siano degli animali irrazionali prive di ogni logica. Oggi in tv ho visto uno striscione: "Berlusconi interista". Tanti ne avevo visti e sentiti di epiteti contro Berlusconi ma questo ci mancava. Ora figuriamoci, io sono della Roma e di cosa accade in casa Milan importa ben poco. Dunque quell'invertebrato che ha scritto, ideato e appeso quello striscione non sa che il Milan se venderà Kakà farà il più grande affare di tutti i tempi. Con 120 milioni di euro uno staff capace come quello rossonero è in grado nel giro di due anni di costruire una squadra super vincente. Per un sillogismo facile facile tutti i tifosi che ieri e oggi protestavano contro Berlusconi in merito la vicenda Kakà sono dotati di una intelligenza sufficiente giusto per allacciarsi le scarpe. Tutti sono utili, nessuno è indispensabile. Semmai ci può essere chi, come Kakà, è più utile di altri. E poi, questi stolti travestiti da tifosi, non sanno che a calcio si gioca in undici. Ma d'altronde avete mai visto una capra far di conto?