domenica 25 aprile 2010

ECCELLENZE ROMANE


L’orgoglio romano della vera birra artigianale

di Antonella Scaramuzzino

Ci sono voluti cinquecentomila romani per arrivare a stappare “na biretta”. Birra artigianale, buona come quella di una volta. Prodotta e confezionata nella capitale, è la prova provata di come la tradizione birraia di qualità non appartenga solo al nord Italia. E poco importa se la sua storia è più recente.



Tutto nasce al Boa, storico pub di Ostia. Ne è passato di tempo da quando Elio Miceli e Massimo Salvatori, romani doc, decisero di produrre la dorata bevanda all’interno stesso del loro locale. Dal primo stivale di bionda spillato dagli alambicchi, tanti sono stati i clienti che hanno transitato per il pub.

Mezzo milione di conferme in cinque anni. Merito loro se quindi i due soci hanno cominciato a pensare di allargare la produzione. Così, nel dicembre scorso, i macchinari sono andati dolcemente a riposo, con un boccale di birra di Natale aromatizzata al miele, prodotta per la speciale occasione. Ora la birra viene prodotta in un piccolo stabilimento dove ha visto la luce la prima bottiglia di “na biretta”.

La ricetta originale, per volontà di Elio e Massimo, non ha subito alterazioni. Per farla rimanere artiginale è bastato non cedere ai diktat della produzione industriale. La birra della capitale il popolo l’ha voluta così: semplice e buona come la sua cucina. E tale è rimasta anche nelle sue declinazioni chiara, rossa. Manca la scura, ma arriverà tra poco. I segreti del successo? Ingredienti sceltissimi, come il malto e il luppolo di prima qualità e tanta passione per perfezionare quelle combinazioni di gusto ed aroma di cui i clienti hanno decretato il successo. E solo acqua di Roma.

Perchè la birra è una alimento vivo, che somatizza il clima e l’ambiente in cui nasce. Di Ogm e conservanti qui non se ne vede l’ombra. Tant’è che il prodotto deve essere gustato in tempi brevi, perché non subisce neppure il processo di pastorizzazione proprio per non alterarne il sapore. Poche ma cruciali le fasi di produzione. Le stesse della birra fatta a mano di tanti anni fa, ma con strumenti moderni e in condizioni igieniche impeccabili. Ammostamento dell’orzo, filtrazione, bollitura e luppolamento.

E una fermentazione a bassa temperatura per completare l’opera. Insieme a un riposino in bottiglia per un mese. Un lavoro incessante che i clienti hanno premiato facendo diventare grande “na biretta”, che da un pub del litorale romano volerà prossimamente alla conquista dei palati più esigenti di New York. E per ringraziarli di tanto successo, i fondatori del birrificio hanno deciso di rendere protagonisti proprio i clienti : i loro slogan più spiritosi sono stampati indelebilmente sulle etichette di bottiglie piatte e inconsuete, ispirate a quelle inglesi del secolo scorso. Nulla è stato lasciato al caso, complici un sito internet accattivante e la confezione con il cuore frutto del genio creativo di MITdesign.

Non siamo ancora ad una birra prodotta a km zero, alcuni ingredienti provengono ancora da fuori Roma, ma ci manca poco. Lo sforzo richiederà ancora del tempo Nell’attesa, il birrificio continuerà a regalare ai clienti anche i sapori inediti di birre spot, quelle in edizione limitata. Se non avete mai provato l’ebbrezza moderata di una birra artigianale, questo è il momento giusto per godersene una fatta con il cuore.