mercoledì 31 dicembre 2008

il 2008 - l'anno indimenticabile per la sinistra italiana





































L’anno della sinistra



Il 2008 tra gaffe, autogol politici e questioni morali

Si chiude un anno che verrà ricordato da storici e politologi come l’anno della definitiva consacrazione di Berlusconi, giunta all’unisono del tracollo delle sinistre. Quelle più critiche, spazzate fuori dall’assetto parlamentare, e quelle riformiste, pesantemente sconfitte e ridimesionate. Un 2008 che verrà ricordato per la vittoria di Obama negli Usa, ma per la sconfitta subita dal Pd a Roma e in Abruzzo. Recita il proverbio: anno bisesto anno funesto. Per la sinistra italiana questo adagio calza a pennello. Ripercorriamo allora il 2008 mese per mese.


Gennaio l’anno si apre con la grana Napoli. La spazzatura continua a riempire, oltre alle strade della città partenopea, anche le prime pagine di tutti i giornali del mondo. Mentre bande organizzate assaltano gli autobus colmi di immondizia e lanciano molotov contro la polizia, Prodi annuncia trionfante di come, grazie a lui, l’Italia abbia superato la Spagna. Ma intanto la tensione in Campania cresce ogni giorno di più fin quando il governo si vede costretto a inviare l’esercito. A metà gennaio prima tegola contro Veltroni, rimproverato duramente dal Papa per le aree di gravissimo degrado in cui versano le periferie di Roma. Qualche giorno prima i duri e puri della sinistra mangiapreti avevano di fatto impedito la visita del Santo Padre all’università La Sapienza di Roma. Che il Papa si sia voluto togliere qualche sassolino dalla scarpa? Il 17 gennaio è il Guardasigilli Clemente Mastella finisce sotto inchiesta, mentre la moglie Sandra, presidente del consiglio regionale campano, viene messa ai domiciliari. E’ l’inizio della fine perché una settimana più tardi il governo verrà sfiduciato dal Senato per far cadere definitivamente il tribolato governo Prodi.


Febbraio Salta l’ipotesi di un governo tecnico guidato da Franco Marini e mentre il Cavaliere spinge per la chiamata alle urne, Veltroni si dipinge forte e dichiara: “Silvio crede di vincere? Al suo posto non sarei così sicuro, il centrodestra ha l’ansia delle urne ma non vincerà”. Sappiamo tutti come è andata a finire. E’ in questi giorni che Veltroni decide che correrà da solo. Solo ma non troppo, visto che il giorno di San Valentino trova l’accordo con Di Pietro. Considerato che in politica la coerenza è una virtù, ecco arrivare una settimana dopo l’accordo con i Radicali. Oramai il clima da campagna elettorale fa circolare tanta adrenalina, sarà per questo che Veltroni annuncia: “Io come Obama, posso farcela”.



Marzo E’ il mese della campagna elettorale. Prodi è sparito e affiancherà Veltroni sono in un paio di occasioni. A Bologna il professore sale sul palco quando i tg della sera sono ormai andati in onda. Questo per capire quale sia il clima tra i due. Il leader del Pd cerca di apparire altro da chi lo ha preceduto e invita Bassolino a dimettersi. Bassolino ascolta ed ancora oggi siede alla guida della regione Campania. Ma intanto in Spagna Zapatero trionfa e Walter può esclamare: “ l’aria sta cambiando”.


Aprile. Tra le tante dichiarazioni dei tanti carneadi candidati dalla dirigenza Pd, quella che più imbarazza Veltroni non è il “sono totalmente inesperta” candidamente annunciato dalla ventisettenne capolista alla Camera Marianna Madia, ma quelle del generale Mauro Del Vecchio candidato al senato che si esprime in maniera netta contro la presenza di gay nell’esercito ed è a favore dell’apertura di bordelli per i militari in missione all’estero. Le polemiche sollevate da avversari, associazioni gay e compagnia cantando ovviamente non tardano ad arrivare. E’ il preludio alla disfatta del tredici aprile quando Veltroni tornerà ad assaporare la realtà delle urne e dei numeri: il centrodestra stravince. Due settimane dopo la sconfitta sarà totale perché Rutelli non riesce ad avere la meglio su Alemanno nella corsa per Roma, da sempre storico feudo Ds. Una sconfitta inattesa, che colpisce in pieno il modello veltroniano di cui Rutelli voleva farsi prosecutore. E’ il crollo. In pratica l’inizio della fine di questa sinistra riformista. Qualcosa non deve essere andato per il verso giusto se il Pd non è riuscito ad ottenere più della mera somma aritmetica tra Margherita e Ds.



Maggio : E’ tempo di leccarsi le ferite. Ma soprattutto di elaborare una seria analisi politica della sconfitta. Ma in casa Pd anche l’aritmetica è una opinione, Veltroni infatti avverte Berlusconi d come il 47% degli italiani non abbia votato per lui, trascurando il dato storico di un Berlusconi che ha ottenuto “ la più schiacciante maggioranza dal dopoguerra ad oggi, ottenendo quattro milioni di voti in più”, per citare le parole del vicedirettore di Repubblica. Basta questa uscita per far capire quanto l’ex sindaco della capitale non abbia più di tanto voglia di fare autocritica. Perché come lui stesso ammetterà dalle colonne proprio di Repubblica, “ la sconfitta c’è stata per la corsa al governo del paese, ma se guardiamo alla costruzione di una grande forza riformista allora non si può proprio parlare di sconfitta”. Intanto fonda il governo ombra, mutuando, se non copiando, l’esperienza anglosassone dello shadow gabinet. Maggio termina con l’ennesimo autogol da parte della sinistra tutta. A Roma nel periferico quartiere del Pigneto un gruppo di esagitati assale e sfonda le vetrine di una frutteria gestita da immigrati. Tutta la stampa progressista urlerà alla aggressione fascista, salvo scoprire qualche giorno più tardi che uno degli aggressori è un simpatizzante della sinistra e mostra orgogliosamente un tatuaggio del Che a telecamere e microfoni. Il miglior modo per salutare la primavera.



Giugno Finalmente la sinistra torna a sorridere. Anche se per farlo deve smettere di guardare in casa e porgere lo sguardo oltreoceano. Obama è il candidato democratico che dovrà sfidare il repubblicano Mc Cain. Intanto si riunisce l’assemblea costituente del Pd, all’interno della quale cominciano ad apparire le prime divisioni interne al partito, la leadership di Veltroni c’è ma non è più così forte. In questo clima D’Alema presenta Red, la fondazione che fa capo a lui che però tranquillizza tutti :“non romperemo le scatole a Veltroni e non sarà una corrente”. Ma intanto dal cinema Farnese di Roma parte il tesseramento. Ospite di una trasmissione televisiva Antonio Di Pietro da del magnaccia a Berlusconi e annuncia: l’8 luglio tutti in piazza.

Luglio Niente manifestazioni gratis del Pd. Walter è chiaro: non andrà in piazza Navona l’8 luglio. E annuncia la raccolta di cinque milioni di firme contro il governo, firme di cui poi si perderanno le tracce. A piazza Navona va in scena l’atto iniziale di quello che sarà il continuo attrito tra Di Pietro e il Pd. Sul palco della piazza sale Beppe Grillo e insulta, arriva Sabina Guzzanti e insulta. Il Pd assiste imbarazzato e il giornale di casa, l’Unità, arriva a bacchettare Di Pietro. Da li a pochi giorni si avrà la rottura con Di Pietro. I toni da lui usati in piazza sono troppo. Veltroni, oltre a perdere la pazienza verso lo scomodo alleato, vede perdere anche il governatore dell’Abbruzzo Ottaviano Del Turco che finisce dietro le sbarre con l’accusa di corruzione. E’ l’inizio della questione morale. Ma che importa, tanto pochi giorni dopo Obama arriva a Berlino e fa il pieno in piazza. Ma di venire a Roma non ci pensa nemmeno. Agosto. Mese di annunci e di vacanze. Veltroni vara la sua tv, Youdem,e la presenta alla stampa giusto qualche giorno prima della Red tv di D’Alema. Almeno in questo Veltroni cerca di arrivare prima del suo eterno rivale. Il suo canale satellitare nascerà il 14 ottobre, ma, in pieno stile veltroniano, l’annuncio viene fatto molto prima. Nel frattempo Cacciari e Parisi cominciano a manifestare apertamente il loro dissenso nei confronti del Pd. Cambia la guida del giornale di casa, l’Unità passa a Concita de Gregorio. Da grande giornale della sinistra diventa un piccolo tabloid per i riformisti. La sostanza però non cambia.



Settembre inizia come era finito Agosto. Con Cacciari che chiede subito il congresso. Tutta la sinistra si prepara in questi giorni a vivere i due mesi più caldi dell’anno. All’orizzonte c’è la riforma della scuola auspicata dal ministro Gelmini con il movimento studentesco dell’Onda pronto a scendere in strada. Intanto arriva il si dei sindacati all’accordo con la Cai e Veltroni, che durante i giorni caldi della trattativa è a New York per presentare il suo libro, al suo ritorno in Italia afferma soddisfatto: “se la trattativa si è conclusa è merito nostro”.



Ottobre parte l’autunno caldo che darà una boccata di ossigeno al Partito Democratico. Dei dodici mesi appena trascorsi di certo Ottobre è stato quello del leone. Grazie al mondo della scuola, all’onda studentesca, ai sindacati e al mondo dell’università e alle duecentomila persone confluite al Circo Massimo aumenta il consenso del Pd. Il Pd c’è, è rinato. E il governo, per la prima volta dopo mesi, vede calare, seppur di qualche punto, il proprio consenso. Ma l’onda favorevole cesserà subito, non prima di aver visto però trionfare Obama in America


Novembre E’il mese di Barack Obama e quindi, per un semplice sillogismo tanto caro ai riformisti, è il mese di Veltroni. Ma è anche il mese di Riccardo Villari. Vince Obama e il Pd saluta il nuovo messia con feste e brindisi. Sarcastico il commento di Cossiga: “ complimenti a Veltroni e al suo Pd che hanno contribuito in maniera decisiva alla vittoria del candidato democratico”. In fondo, come ironizzerà qualcuno, le prossime elezioni amministrative in Abruzzo sono a rischio, ma l’Ohio è conquistato. A molti questo festeggiare per le altrui vittorie appare come un provincialismo sinonimo di poco spessore, ad altri la disperata rincorsa di Veltroni di appropriarsi di un marchio culturale e politico altro, che non provenga né dalla tradizione socialista né da quella comunista, appunto un logo democratico che risponda al motto yes we can. Peccato che per Veltroni lo slogan più azzeccato sia : No, I can’t. Intanto la piazza scalpita e l’universo studentesco, con i sindacati alle spalle, mette a dura prova l’esecutivo. A rimettere la palla al centro e a far capire lo spessore del Pd ci si mette quel carneade di Riccardo Villari, deputato democratico, che si fa eleggere Presidente della Commissione vigilanza Rai contro il parere di Veltroni e con il favore del Pdl. Veltroni proverà in tutti i modi a far dimettere Villari, non riuscendoci alla fine è obbligato ad espellere il dissidente dal partito. Ma la figuraccia nazionale è fatta. E l’indice di gradimento per il Pd torna sotto il 30%. Arrivano i primi segnali di quella che dai giornali tutti verrà battezzata come “la questione morale” interna al Pd e che proseguirà per tutto il mese di dicembre.


Dicembre scoppia la bomba. Giudiziaria e politica. Cominciamo dalla prima. Una serie di arresti nei confronti di amministratori locali coinvolge il Pd. A Napoli vengono messi sotto inchiesta quattro assessori, a Pescara il sindaco passa una settimana ai domiciliari, entra in crisi la giunta regionale in Basilicata e in Sardegna il governatore Renato Soru si dimette dalla guida della regione, si aprono le indagine sugli appalti dell’imprenditore napoletano Romeo, il quale avrebbe goduto di corsie preferenziali, da parte di giunte di sinistra, per l’assegnazione di appalti. Nel frattempo Cacciari e Chiamparino chiedono il Pd del nord, il Partito Democratico non entra ufficialmente nel Partito socialista europeo onde evitare mal di pancia al duo Binetti Rutelli, dulcis in fundo, in una fredda domenica, il sindaco di Firenze Dominici si incatena di fronte la sede dell’Espresso, per protestare contro il settimanale, reo, secondo il primo cittadino fiorentino, di aver trattato male gli esponenti della sua giunta finiti nel mirino di alcune inchieste. Nel frattempo l’Abruzzo è perso, e le urne sottolineano il crollo del Pd e la crescita dell’Italia dei Valori. Veltroni tiene la barra dritta e afferma: “la questione morale esiste”. E mentre lo dice il figlio di Antonio Di Pietro, consigliere provinciale in Molise, si dimette perché finito nel giro delle intercettazioni telefoniche. La vera ciliegina sulla torta di un anno indimenticabile. Una cosa è certa, il popolo di sinistra non si è certamente annoiato.

Quali conclusioni trarre? C’è la consapevolezze che fino ad oggi, da parte del leader Pd, resti una irriducibile negazione degli errori commessi. Come dire: gli italiani popolo bue hanno votato per Berlusconi non perché io non mi sono spiegato, ma perché loro non mi hanno capito. L’anno si chiude e constatiamo come a sinistra poco sia cambiato: il riflesso di una vecchia tradizione comunista che colpisce anche chi comunista dice di non esserlo mai stato. Come diceva Bertold Brecht: “ il popolo ha chiesto al comitato centrale di cambiare le sue decisioni, il comitato centrale ha deciso di cambiare popolo”.

venerdì 5 dicembre 2008

CORSIE PREFERENZIALI CONTROLLATE DALL'8 AL 14 DIC


Di seguito si elencano le corsie che saranno presidiate dal personale ausiliario del traffico di Trambus S.p.A. e Tevere TPL nel periodo che va da lunedì 8 Dicembre a domenica 14 Dicembre.
1- Via del Tritone 2- Via del Traforo 3- Via di torre Argentina 4- Via Piave 5- Via Cernaia 6- Via Gioberti 7- Via La Spezia 8- Via Nizza 9- P.za della Marina 10- P.te Matteotti 11- Via dello scalo di San Lorenzo 12- Viale Regina Margherita 13- Via Liegi 14- Via di Portonaccio 15- Via Tiburtina
Nel periodo in questione il personale ausiliario del traffico sarà prevalentemente impiegato nel controllo della regolarità delle linee 100 e 101, facenti parte del progetto Natale “shopping”.


Elenco corsie dove si concentrerà principalmente l'attività degli Ausiliari di TEVERE TPL:
1- Via Cassia 2- Via Baldo degli Ubaldi 162/286 3- Viale Tirreno / Via Val di Cogne 4- Via Carnaro / Via Gargano 5- C.ne Cornelia 6- Via Palmiro Togliatti 7- V.le delle Terme di Caracalla 8- Via dei Colli Portuensi 9- Via Aurelia, 397 10- V.le Beethoven 11- Via Gregorio VII° / P.le Gregorio VII° 12- Largo Colli Albani 13- Largo dell’Amba Aradam 14- Via Scribonio Curione 15- Via Santamaria di Cosmedin 16- Via di Valle Melaina 17- Via dei Monti Primavalle
Per ragioni strettamente connesse al servizio pubblico di trasporto, o per ragioni di particolare urgenza e gravità, le aziende si riservano la possibilità che gli ausiliari possano sorvegliare e/o intervenire anche in altre corsie non citate.

lunedì 1 dicembre 2008

Il doppio significato su 40 euro


Da due giorni Sky Tg 24 conduce una martellante campagna contro l'intenzione del governo di aumentare dal 10 al 20 per cento l'iva sugli abbonamenti alla tv satellitare. Lo si può capire, nessuna azienda festeggia l'aggravio di tasse sui suoi prodotti, anche se il tono con cui Tom Mockridge conduce la sua battaglia sembra un po' troppo stentoreo e minaccioso.


Sky ha comunque buone ragioni da accampare: le aziende che operano sul fronte delle tecnologie avanzate andrebbero alleviate di tasse e balzelli perchè sono all'avanguardia nel produrre sviluppo e occupazione. E sebbene Sky goda operi da anni in condizione di sostanziale monopolio si è dimostata in grado di crescere oltre ogni previsione. Non fosse per il fatto che il governo è costretto a raschiare il fondo del barile, verrebbe da dire che quelle risorse sarebbe meglio trovarle altrove.


Quello che invece stupisce fino ad essere esilarante è il fatto che il Tg3 batta sulla stessa notizia con foga addirittura maggiore della stessa Sky: l'aumento dell'Iva per le famiglie "parabolate" è diventato una specie di ossessione per l'ex TeleKabul e poi a ricasco per tutta la sinistra.
Il Pd veltroniano ne ha fatto subito la sua nuova crociata: "giù le mani dagli abbonati Sky", in nome ovviamente del mai sepolto conflitto di interessi (anche se l'aumento riguarda pure Mediaset) e con la la pretesa di dimostrare che il governo che doveva abbassare le tasse invece le aumenta. Come se la pay-tv fosse un bene di prima necessità di cui nessuno può fare a meno.
Ma la cosa più incredibile è che questa difesa in armi di 4 milioni di famiglie che si troveranno 4 euro in più al mese sul conto televisivo arriva dopo settimane in cui, Tg3, l'Unità, e di nuovo tutti i vertici del Pd hanno sputato contro i 40 euro al mese che il governo intende dare alle famiglie più povere. Quei 40 euro per Veltroni & Co. sono una vergognosa elemosina, una carità pelosa, un ricordo osceno delle vecchie tessere annonarie di mussoliniana memoria. Invece 4 euro in più alle famiglie munite di parabola e magari di schermo al plasma sono un ignominioso salasso, un tradimento delle promesse elettorali.


Ovviamente la sinistra fa i conti con le proprie tasche prima che con quelle dei cittadini: 40 euro, per chi ci compra due etti di pata negra nella boutique alimentare sotto casa al centro di Roma o Milano, sono in effetti "un elemosina". E non si pensa che con quei 40 euro in un discount di periferia ci si riempie il carrello. Mentre aumentare l'Iva a Sky (e a Mediaset) non è un modo come un altro per finanziare quel genere di misure, ma solo e sempre la vendetta del Caimano.


(da loccidentale.it - l'uovo di giornata)