martedì 26 aprile 2011

domenica 25 aprile 2010

ECCELLENZE ROMANE


L’orgoglio romano della vera birra artigianale

di Antonella Scaramuzzino

Ci sono voluti cinquecentomila romani per arrivare a stappare “na biretta”. Birra artigianale, buona come quella di una volta. Prodotta e confezionata nella capitale, è la prova provata di come la tradizione birraia di qualità non appartenga solo al nord Italia. E poco importa se la sua storia è più recente.



Tutto nasce al Boa, storico pub di Ostia. Ne è passato di tempo da quando Elio Miceli e Massimo Salvatori, romani doc, decisero di produrre la dorata bevanda all’interno stesso del loro locale. Dal primo stivale di bionda spillato dagli alambicchi, tanti sono stati i clienti che hanno transitato per il pub.

Mezzo milione di conferme in cinque anni. Merito loro se quindi i due soci hanno cominciato a pensare di allargare la produzione. Così, nel dicembre scorso, i macchinari sono andati dolcemente a riposo, con un boccale di birra di Natale aromatizzata al miele, prodotta per la speciale occasione. Ora la birra viene prodotta in un piccolo stabilimento dove ha visto la luce la prima bottiglia di “na biretta”.

La ricetta originale, per volontà di Elio e Massimo, non ha subito alterazioni. Per farla rimanere artiginale è bastato non cedere ai diktat della produzione industriale. La birra della capitale il popolo l’ha voluta così: semplice e buona come la sua cucina. E tale è rimasta anche nelle sue declinazioni chiara, rossa. Manca la scura, ma arriverà tra poco. I segreti del successo? Ingredienti sceltissimi, come il malto e il luppolo di prima qualità e tanta passione per perfezionare quelle combinazioni di gusto ed aroma di cui i clienti hanno decretato il successo. E solo acqua di Roma.

Perchè la birra è una alimento vivo, che somatizza il clima e l’ambiente in cui nasce. Di Ogm e conservanti qui non se ne vede l’ombra. Tant’è che il prodotto deve essere gustato in tempi brevi, perché non subisce neppure il processo di pastorizzazione proprio per non alterarne il sapore. Poche ma cruciali le fasi di produzione. Le stesse della birra fatta a mano di tanti anni fa, ma con strumenti moderni e in condizioni igieniche impeccabili. Ammostamento dell’orzo, filtrazione, bollitura e luppolamento.

E una fermentazione a bassa temperatura per completare l’opera. Insieme a un riposino in bottiglia per un mese. Un lavoro incessante che i clienti hanno premiato facendo diventare grande “na biretta”, che da un pub del litorale romano volerà prossimamente alla conquista dei palati più esigenti di New York. E per ringraziarli di tanto successo, i fondatori del birrificio hanno deciso di rendere protagonisti proprio i clienti : i loro slogan più spiritosi sono stampati indelebilmente sulle etichette di bottiglie piatte e inconsuete, ispirate a quelle inglesi del secolo scorso. Nulla è stato lasciato al caso, complici un sito internet accattivante e la confezione con il cuore frutto del genio creativo di MITdesign.

Non siamo ancora ad una birra prodotta a km zero, alcuni ingredienti provengono ancora da fuori Roma, ma ci manca poco. Lo sforzo richiederà ancora del tempo Nell’attesa, il birrificio continuerà a regalare ai clienti anche i sapori inediti di birre spot, quelle in edizione limitata. Se non avete mai provato l’ebbrezza moderata di una birra artigianale, questo è il momento giusto per godersene una fatta con il cuore.

venerdì 22 gennaio 2010

L'ACQUARIO DI ROMA

A IMPATTO ZERO SARA' INTERAMENTE DEDICATO AL MAR MEDITERRANEO



Pesci in carne ed ossa. Acqua di mare con tanto di plancton. Presenti tutte le specie del Mar Mediterraneo. Gli squali grigi, le cernie degli scogli, barracuda e il pesce di passo. Ecco cosa caratterizzerà Mediterraneum l’acquario di Roma che sta nascendo sotto il laghetto dell’Eur. I lavori sono in corso e termineranno nella seconda metà del 2011.





A quel punto Roma avrà il suo acquario che non avrà nulla da invidiare a quello di Genova. Per uno di quei misteri che caratterizzano le buone notizie, la voce che si è sparsa, da quando le ruspe hanno iniziato a lavorare, è che questi 14 mila metri quadri di vasche e ambienti sigillati fossero destinati solo a pesci artificiali. Nulla di più falso e sbagliato. Certo, ci saranno anche dei pesci robot, veri capolavori di ingegneria forniti di telecamere e sensori, che esamineranno e monitoreranno gli animali malati, spiaggiati o in via di estinzione che popoleranno le vasche curative. Ma saranno un più che contribuirà ad arricchire ulteriormente questo parco marino artificiale. Il nome, Mediterraneum, non è stato scelto a caso. Grazie a questa acquario il mare che bagna le coste del nostro paese entrerà nella Capitale.





Per conoscere da vicino le profondità del “Mare Nostrum” e ammirare lo spettacolo naturale delle aree marine protette al largo delle coste italiane non dovremo immergerci o essere esperti sub. Sarà interamente dedicato alle biodiversità del mare di cui porta il nome. Sbaglia chi pensa che sarà meno colorato e meno affascinante degli altri acquari in giro per il mondo, a convincere gli scettici ci penseranno le vasche che rappresenteranno le aree marine protette d’Italia. Ce ne sarà anche una dedicata alle coste del mediterraneo meridionale, quello più caldo e che somiglia molto al Mar Rosso. Mediterraneum aprirà le porte a un mondo sorprendente e spettacolare, intrattenendo i visitatori grazie a un uso avveniristico delle tecnologie e al tempo stesso fornirà un’opera di educazione ambientale profonda grazie al contatto diretto con alcune delle specie più rappresentative presenti nel bacino mediterraneo.





L’opera, ad impatto ambientale minimo, si svilupperà interamente sotto la superficie dell’acqua, a coronamento del progetto ideato a suo tempo dal celebre architetto Marcello Piacentini, e sarà finalizzata a recuperare la storia e il ruolo centrale di Roma nella cultura del “mare nostrum”. Mediterraneum darà vita a un percorso culturale e didattico ricchissimo che valorizzerà l’Eur con il suo ricco polo museale, ma sarà anche in grado di promuovere un network internazionale che unirà i grandi acquari dell’area mediterranea e di far conoscere gli animali che popolano il Mediterraneo, l’importanza del fiume Tevere, il suo ecosistema e la necessità della tutela della sua biodiversità.





La struttura si svilupperà su una superficie di 14mila metri quadri di sale e ambienti sigillati in un involucro acrilico trasparente a tenuta stagna sotto la massa d’acqua del lago, per offrire al visitatore la sensazione di una passeggiata su un fondale marino. All’interno di questi ambienti verranno riprodotti scientificamente, con rocce e flora reali, i parchi protetti del Mediterraneo, con un’attenzione specifica a quelli italiani, e alcuni ambienti fluviali e lacustri. Sofisticati pesci robot, Ed infine tecnologie avanzatissime proietteranno immagini virtuali delle varie specie appartenenti alla fauna mediterranea. A quel punto tutti avranno l’impressione di essere sott’acqua.

giovedì 10 dicembre 2009

BASTA CORTEI

Una premessa a queste righe: scioperare e manifestare i propri diritti è un diritto sacrosanto di ogni cittadino. Seconda premessa: spostarsi liberamente all’interno della propria città, prendere i mezzi pubblici e riuscire ad arrivare in ufficio è un diritto altrettanto sacrosanto. Oggi Roma è di nuovo bloccata. Trentesimo corteo in trentuno giorni. Uno di seguito all’altro. Senza sosta. Senza regole. Solo una marea infinita per i romani. Questa è stato Roma nell’ultimo mese.

La Cgil, da un lato difende i lavoratori, dall’altro mette i bastoni tra le ruote a chi lavora. Ennesima contraddizione del sindacato. Manifestazioni, scioperi e cortei. I romani più che arrabbiati sono rassegnati. Alemanno e il Prefetto hanno provato a fermare l’onda che monta. Ci sono riusciti a metà. Il blocco dei cortei concordato la settimana scorsa in Prefettura inizierà il 12 dicembre. Tutti d’accordo nel firmare quel documento, tranne la Cgil. Agli illuminati vertici sindacali non sembra interessare se i loro cortei, i loro blocchi e le loro adunanze in piazze complicano la vita,il lavoro e gli spostamenti di migliaia di romani. Al sindacato barricadiero si uniranno gli studenti con il loro di corteo. A questi la questura aveva chiesto di non manifestare onde evitare ulteriori disagi. A nulla è servito. Prendete nota, stamattina non saranno attive 39 linee: H, 16, 36, 38, 40Express, 52, 53, 60Express, 61, 62, 63, 64, 70, 71, 75, 80Express, 84, 86, 90Express, 90D, 92, 95, 100, 116, 117, 119, 140, 170, 175, 217, 310, 360, 492, 590, 630, 649, 715, 781 e 910.

E allora sindacati e sindacalisti una richiesta: ridateci Roma. Ridateci le strade con il traffico normale, gli autobus con il solito ritardo e i tassisti che magari si trovano dopo decine di telefonate. Ci spettano di diritto. La normale fruizione della città ci è impedita oramai da oltre un mese. Siamo anche noi lavoratori anche se non abbiamo la tessera del sindacato.

lunedì 19 ottobre 2009

LA COSTITUZIONE NON SI TOCCA




Due sono i responsabili del fatto che la semplice legge per attuare finalmente dopo 60 anni la separazione delle carriere dei pm e dei giudici, sia divenuta il solito tormentone. Il primo è la squadra dei costituzionalisti schierati, il cui conservatorismo, mirato a preservare a tutti i costi l’interpretazione della Costituzione sulla quale si fonda la presunta superiorità della sinistra che ci sta portando nel terzo mondo, si concretizza inventando limiti costituzionali contro ogni modifica, anche minima, proposta dal centrodestra.




Il secondo è Berlusconi stesso che drammatizza la riforma con il risultato di indurre l’intero corpo giudiziario ad arroccarsi contro un progetto che potrebbe trovare il favore dei tanti magistrati che credono alla totale separatezza del giudicante.



Perché mai sta proclamando di voler modificare la Costituzione per riformare la giustizia, cadendo nella trappola tesa dai miei esimi colleghi costituzionalisti?




Evidentemente, i suoi due avvocati penali, che - dimenticando di non essere dei costituzionalisti - hanno spianato la strada all’annullamento del Lodo Alfano con le loro originali difese davanti alla Consulta, continuano a colpire. Non solo perché, allo stato attuale, la pur dovuta riforma può sembrare una rappresaglia, ma perché è chiaro che il Premier non è stato messo a conoscenza del dettato costituzionale. Nessuno gli ha ancora detto che la Carta ha imposto e impone sin dal 1948 la totale separazione tra giudici e p.m. e che l'art. 101 della Costituzione sancisce che solo i giudici -e non tutti i magistrati e, quindi, non anche i p.m.- sono sottoposti «soltanto alla legge».



E neppure gli è stato fatto sapere che l'art. 107 Cost. sancisce che il regime di indipendenza dei p.m. non è quello previsto in Costituzione per i giudici bensì quello che sarà dettato dalla legge ordinaria. Infine, nessuno gli ha ricordato che l'art. 111 Cost. sul giusto processo pone il pm in posizione di parità con la difesa e al di sotto del giudice. È quindi assurdo pensare di modificare la Costituzione per fare ciò che essa ha già stabilito debba essere fatto con legge ordinaria! Anche se ciò non toglie che questa debba garantire ai pm la più ampia indipendenza, prevedendo per essi o un altro consiglio superiore o qualcosa di equivalente.



Occorre, tuttavia, non cadere in eccessi di garantismo, dato che i sessanta anni trascorsi hanno dimostrato che la totale separatezza dei magistrati fa ricadere sulla giustizia la loro politicizzazione o contrapposizione in schieramenti. Tanto più che non può non avere rilievo il fatto che l'attività dell'accusa è di puramente amministrativa e consente, come ogni attività della P.A., spazi di discrezionalità nonostante l'obbligatorietà dell'azione penale.



È pacifico infatti che il pm è libero di stabilire in base al proprio convincimento se procedere o meno e che l'aumento dei reati fa sì che l'obbligo di procedere si risolva nella sola apertura del fascicolo, potendo poi il magistrato scegliere liberamente a quali iniziative dare priorità. Ed è su tali spazi di scelta che un qualche potere di indirizzo deve essere previsto per impedire che prevalgano le pulsioni di schieramento o le personali visioni politiche. È indifferente che ciò venga garantito da un consiglio composto in proporzioni diverse da quello del Csm oppure da qualche organismo parlamentare ma merita di essere respinta la ventilata assimilazione con l'avvocatura dello Stato che ha minori esigenze di indipendenza.

Achille Chiappetti