lunedì 25 agosto 2008
DIARIO FRANCESE
Se vuoi capire un popolo guarda come mangia. Se ne vuoi conoscere anche i vizi recati con loro in un supermercato. D’altronde se ci pensate bene solo dei maniaci come i giapponesi potevano creare il sushi, mentre se penso ai tedeschi ho difficoltà ad immaginarli con dei piatti che non siano wurstel e crauti. Gli scandinavi, ostaggio delle loro patate e delle loro acciughe secondo me non sono nemmeno in grado di cucinarli certi piatti mediterranei. I francesi hanno una cucina elaborata. Per lo meno al ristorante. Non hanno delle trattoriole da quattro soldi come possiamo avere noi, o per lo meno io non l’ho trovate. Certo, se volete risparmiare la scelta non manca, ma dovrete accontentarvi del ristorante indiano, del bufalo grill ( una catena che da queste parti va forte). O di un piatto unico con le patatine fritte. Ad ogni modo lo charme francese si ritrova nella loro tavola. Le tavole di ogni paese raccontano la loro storia, le loro latitudini e le proprie tradizioni. Odio a morte quegli italiani che all’estero vanno alla ricerca del ristorante italiano. Qui nella francia sudoccidentale si avverte la vicinanza con la Spagna oltre che per la numerosa presenza di targhe delle automobili anche per le corride con i tori ( qui però i bovini non vengono matati, ma solo utilizzati a fini ludici, così assicurano le guide locali) e per l’insistenza con la quale nei vari ristoranti ti viene offerta la paella. Delle influenze spagnole in terra francese parleremo dopo, quando affronteremo la parte legata a Biarritz. Entriamo invece in un supermercato, tanto grande quanto piccolo è il paesino che lo ospita. Il Carrefour di Mont de Marsan. Ho notato come esistano delle casse adibite a chi vuole pagare esclusivamente con le carte di credito. In questo si avverte una forte “statunitensazione” ( se dicessi “americanizzazione” zio Giuseppe, fine linguista, mi bacchetterebbe), in alcune quindi casse è proibito pagare in contanti. Una cosa che mi è saltata subito all’occhio è la lunghezza dello scaffale riservato al burro e alla margarina. Più burro in realtà. Ne esistono di tanti tipi. Con alcuni si cucina, con altri si fa colazione, altri ancora ti vengono serviti in piccola porzione su un piattino con del pane nero ad inizio pasto. Qui ho avuto modo di apprezzare il Rocquefort, un formaggio molto simile al nostro gorgonzola. Nei tre giorni da zio Giuseppe siamo stati immersi nel verde più verde che c’è. Tre giorni di vita contadina e puro relax con i miei goffi tentativi di iniziare a parlare francese. Mi aspettavo di non incontrare italiani. Ed infatti così è stato. Da queste parti a memoria d’uomo non si ricorda l’arrivo di un nostro connazionale. L’unico che parlasse italiano, oltre allo zio, è stato un ragazzino rom di tredici anni. D’inverno vive ad Acilia nel campo nomadi, l’estate viene qui in vacanza da non so chi. Ci ha intercettato alla pompa di benzina e ci ha chiesto due litri di benzina in omaggio. Questi zingarelli si allenano ad elemosinare anche nei mesi estivi. Nel prossimo aggiornamento parleremo di Biarritz. La patria dei surfisti. Dove ce ne sono successe delle belle.
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1 commento:
Eccola la zampata, finalmente: "Nel prossimo aggiornamento parleremo di Biarritz. La patria dei surfisti. Dove ce ne sono successe delle belle."...effetto suspence che attanaglia, creato proprio alla fine del capitolo, al fine di stuzzicare l'ingordigia dell'avido lettore e farlo proseguire nella lettura. Hai imparato da me.
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