Una croce, un cuore e un’ancora. Racchiuse dentro un unico simbolo. Siamo in Camargue, dove sfocia il Rodano, si allevano tori e le case hanno i tetti spioventi rivolti verso nord. La Camargue è tra Montpellier e Marsiglia. Sembra di stare nelle campagne ferraresi, tutto pianeggiante e nessuna collinetta. La vegetazione più scura e i ciclisti che indossano il casco ti fanno capire che invece sei appena entrata nel parco nazionale della Camargue. Bene, cosa si sono inventati questi francesi? Una serie di attrattive per calamitare moltitudini di turisti da ogni parte d’Europa. Tedeschi? Presenti. Spagnoli? Presenti. Italiani? Onnipresenti. Gli italiani li riconosci subito. Sono quelli che fanno le foto con il cellulare a qualsiasi cosa sia degno di essere fotografato. Gli altri fotografano lo stesso, hanno almeno dato la soddisfazione alla Canon o alla Nikon di acquistare qualche macchinetta fotografica. In una distesa di pianura senza interruzioni il Rodano si divide in mille rivoli. Gli aironi qui se la spassano. I cavalli abbondano. Sia allevano Tori e si produce riso. È bastato questo agli autoctoni per organizzare gite a cavallo, gite in trenino ( molto simile a quello di Villa Borghese), gite in kayak, gite sul barcone, gite in quad e , udite udite, gite in jepp. Land Rover per essere più precisi. In tutte queste gite si promettono avvistamenti della flora e della fauna. Provare per credere. Tra le varie offerte si è optato per quella “ meno turistica”, la gita in Land Rover, ribattezzata astutamente “Safari fotografico”a stretto contatto con la natura. Illusi. Non può esserci nulla di “ meno turistico”, quando sulla jeep salgono: due tedeschi rosolati dal sole, simpatica famigliola di Belluno, motociclisti italiani e due francesi trasandati armati di supermacchine fotografiche, zoom giganti e gilet del vero fotografo. Se quello che ho fatto ieri è un Safari canto “Bella ciao” alla prossima festa dell’Unità. I tori, orgoglio della Camargue, pascolano beati, i cavalli sono addomesticati e come vedono una jeep si mettono fronte obiettivo. Gli aironi si nascondono dietro i tori. Ogni tanto si incrociano qualche fila indiana di cavalli bianchi tipici di queste terre. Sopra intrepidi cavallerizzi dominano queste bestie addomesticate e telecomandate. Per non cadere in depressione le jeep li circondano e scaricano contro di loro centinaia di clik. Tra questi c’è un italiano che fa le foto con il cellulare. Sono io. Per fare due ore di passeggiata su una jeep di trent’anni fa guidata da un francese di mezzaetà , puro sangue Camarguese ha tenuto a precisare, ho speso 40 euro. La prossima volta faccio il giro in trenino e mi porto l’Autan. Diciotto. Diciotto cosa? Le punture di zanzare rimediate, di cui nove sul polpaccio sinistro e quattro sul braccio, sempre sinistro. Sono sicuramente zanzare comuniste. All’interno dell’ufficio turistico non ho trovato un volantino, una brochure, un pieghevole che parlasse delle zanzare. Tutti a osannare aironi e cicogne. E se chiedi alla ragazza alla cassa cosa ti consiglia ti risponde: “ è tutto bello in Camargue”. Se le zanzare sono comuniste la ragazza è democristiana doc.
ATTENTI ALLE FOTO
Beppe Severgnini, in “Italiani con valigia”, diffida sempre di andare a mangiare in quei ristoranti che mostrano le fotografie dei loro piatti. A “Le Marie del Mar”, questo è praticamente impossibile. Ritratti di paelle, fotografie sbiadite di omelette, foto elaborate di crepes, maxi poster di insalatone. Ho girato mezz’ora alla ricerca di una Brasserie che non avesse le foto fuori dal locale. Impossibile. Alla fine si è optato per un locale meritevole di aver messo le foto piccole. Per una crepe e una birra si è girato fin troppo. I francesi impazziscono per il gelato non gelato. Nel corso della città ho trovato una fila indescrivibile di fronte ad una gelateria che propinava i seguenti gusti: pop corn, pomodoro e basilico, marx, twix, whisky, red bull e vodka. Il gusto più normale dell’ampia scelta: crema catalana.
In questo paesino di tremilacinquecento anime d’inverno, e di trentamila l’estate, tutto ruota attorna alla pianura, ai tori e ai cavalli. Il vino rosso di qua cresce sulla sabbia e ha un gusto simile al nostro SAN GIOVESE. Le case hanno un piano solo perché il forte vento del nord, il Mistrat, scoperchia tutto. Anche gli alberghi hanno un solo piano, ma tante camere per ospitare gli intrepidi cavallerizzi. Hanno capito come fare qualche quattrino. Potrebbero provare anche nella bassa ferrarese ad organizzare una cosa del genere. Li non hanno i tori camarghesi, in compenso hanno le romagnole. E questa la giornata di ieri. Nella sera siamo arrivati a Carcasson, delizioso borgo medioevale, con tanto di castello, mura, guglie, ponte elevatoio e negozi di souvenir che vendono le palle con gli spunzoni e gli elmi di ferro. Qui è alta stagione e non si trovo posto in albergo a meno che non si abbia prenotato o non ci si rivolga ad un 4 stelle il “Domain d’auriac”. Non avendo prenotato ci siamo dovuti “accontentare” del 4 stelle, con piscina, campo da golf, parcheggio custodito e un bagno grosso come un monolocale in centro. Ho trovato degli asciugamani con delle forme così insolite che ancora non ho capito quali parti del corpo debbano asciugare. Misteri della toielette. Ho scoperto poi che anche i giocatori di golf corrono, appresso a cosa non l’ho capito, ma dalla finestra della camera stamattina ho visto correre con la mazza in mano un paffuto signore per tutta la discesa. Ora andrò a pagare e il sorriso mi si spegnerà. Il solito tacccagno penserà qualcuno di voi. Macchè, per quello che pago meritavo, oltre al cameriere coreano che parla italiano con accento spagnolo, anche la connessione ad internet gratis. E invece no. Tocca pure pagarsela. Per questo utilizzo la mia pennetta wind. E per questo dovrò rimandare l’inserimento delle foto al prossimo collegamento.
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