martedì 21 ottobre 2008

SCUSATE MA NON DOVEVANO ABOLIRE LE PROVINCE??



Le promesse elettorali sono come le foglie d’autunno. Basta un soffio di vento e spariscono, spazzate via, lontano dall’albero dal quale erano cadute e dalla vista di tutti. Così è stato per un punto del programma elettorale: l’abolizione delle province. Si diceva che fossero troppe, si elencavano i costi eccessivi, si argomentava della loro inutilità. Il vento dell’abolizione di questi enti, in tutta in Italia se ne contano centonove, ha gonfiato le vele dell’antipolitica per interi mesi e riempito la bocca di tutti i politici.
Rizzo e Stella nel loro libro, Grillo nel suo blog, Veltroni e Berlusconi dai rispettivi palchi: tutti erano della stessa opinione. Non è una cosa da poco se consideriamo che siamo in Italia, paese dove se si è in cinque a discutere escono fuori sei opinioni differenti. Ed ora, ad appena sei mesi dalle elezioni, tutto tace. Magari nelle segrete stanze di Palazzo Chigi qualche costituzionalista starà lavorando ad un disegno per semplificare il tutto, penserà qualche persona in buona fede. Non è così. Purtroppo dell’abolizione delle provincie non rimangono che le tante parole spese in campagna elettorale. Anche il sito aboliamoleprovincie è fermo, l’ultimo aggiornamento è del 10 settembre, il blog di Beppe Grillo ha tolto l’argomento dall’home page.
Tutti, in un modo o nell’altro, se ne sono dimenticati. Perché nessun membro dell’esecutivo ne parla più? Semplice: l’abolizione delle province non rientra nel programma del governo. Il concetto, che provocherà mal di pancia agli elettori, è stato espresso direttamente da Roberto Maroni, che di questo governo è ministro degli interni, intervenendo ai lavori dell'Assemblea Generale delle Province d'Italia. Le Province sono utili, servono per meglio amministrare i contesti locali, il succo del suo intervento. Nessuno dei maggiori quotidiani nazionali ha dato peso alle parole del ministro leghista. Ma è chiaro che il discorso sulle province è stato bloccato è per non creare acredine con la Lega. Per il partito di Bossi quegli enti rappresentano bacini elettorali non indifferenti. Nei consigli provinciali del nord la bandiera verde ha il suo peso.


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