martedì 14 ottobre 2008

ESSERE IL BELPAESE NON SERVE PIU' - TURISMO ITALIANO IN CALO



La costiera amalfitana? bella. Ma da sola non basta. Venezia? incantevole. Ma da sola non basta. Pompei? affascinante, trascurata e nonostante questo rimane il sito archeologico più visitato del paese. Ma anche lei da sola non basta più. Le bellezze italiane non sono più in grado di garantire quei flussi interminabili di turisti come accadeva negli anni passati. Non si vive più di rendita, e non tanto perché l’Italia abbia perso fascino, perde semmai fette di mercato. Il motivo è una offerta turistica inadeguata rispetto alle nuove offerte del turismo mondiale.



Il comune denominatore è la crisi. Finanziaria, dei mercati azionari, dei grandi istituti bancari, dei consumi. Crollano i mercati dell’Unione Europea e quelli asiatici. La borsa di Mosca viene fermata per eccesso di ribasso. In questo desolante panorama si inserisce la crisi di una delle industrie più redditizie del nostro paese: l’industria turistica. A qualche osservatore disattento potrebbe sembrare superfluo affrontare l’argomento. Argomentazione riduttiva. Non è superfluo un comparto che produce quasi 12% del Pil nazionale, che dà lavoro a poco




meno di tre milioni di persone e produce un flusso economico di 150 miliardi di euro.

Imprenditori e politici non sbagliano quando definiscono l’industria turistica il nostro petrolio. Gli sbagli non sono mai nelle definizioni, ma nelle programmazioni. Analizziamo gli aspetti della crisi. Il 2008 lascia ferite profonde, confrontando i primi nove mesi dell’anno in corso con quelli del 2007 emerge che gli alberghi italiani hanno perso un buon 2,5%. E questo nonostante i prezzi delle stanze non siano aumentate nemmeno di un euro. La buona volontà unita al sacrificio di mantenere inalterate le tariffe, è stato solo il disperato tentativo, da parte degli addetti ai lavori, di arginare una crisi galoppante. In fondo molte volte, se non fosse per l’abnegazione dei privati, la situazione potrebbe essere peggiore. Crollano gli arrivi dagli Usa, ma questo era un trend prevedibile, visto il dollaro debole di fronte all’euro (-21% rispetto al 2007), inaspettato invece il crollo di inglesi (- 13,7%), francesi (-7,6%) e tedeschi (-8,1%). Non partono piu? No, più semplicemente preferiscono altre mete come Francia, Spagna, Croazia, Turchia. Sono loro i maggiori competitor e stanno risucchiando le nostri quote di mercato che pensavamo irriducibili.

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2 commenti:

Anonimo ha detto...

Un poco di customer service non fa male e non costa nulla. Che fine ha fatto l`Italiano che tutti ricordano con tanta nostalgia?
Dov`e qull`uomo anziano che raccoglieva l`uva quando con mio scesi a piedi da Ravello ad Amalfi e quando ci senti` parlare ci disse di fermarci perche` voleva offrirci un grappolo d`uva. Si arrampico` pericolosamente ed io quasi finii a capo giu` per raggiungerlo. Se vai adesso, appena ti guardano ed anche se sei cliente in un negozio in treno etc... sono scocciati. Mi dispiace Liliana USA

Anonimo ha detto...

Concordo laddove scrivi "La vicenda di Napoli sommersa dalla spazzatura e lo scampato pericolo del fallimento Alitalia hanno contribuito a stendere un mercato già di suo affaticato. “Il turismo è immagine”". Da residente all'estero ho avuto modo di incontrare nell'ultimo anno tantissime persone provenienti dai paesi piu' disparati. E spessissimo mi chiedevano lumi sulla situazione dei rifiuti a Napoli e sulla vicenda Alitalia. TUTTI conoscevano queste cose, che hanno avuto ed hanno tuttora piena rilevanza nei media esteri. La cosa che al momento gli stranieri conoscono del nostro paese sono queste nostre sciagure. Quesa e' la nostra immagine attuale.