martedì 1 aprile 2008

CICCIO BELLO E IL SINDACO DI ROMA....



Alemanno ci riprova e Rutelli ritorna. Il primo ha avuto due anni per studiare la città, il secondo ne ha avuti sette per far si che gli tornasse la nostalgia del passato. Il ring è quello di piazza del Campidoglio, dove i due si contenderanno la fascia tricolore. Il 13 e 14 aprile i romani avranno tra le mani ben cinque schede. Camera, Senato, Comune, Provincia e Municipio. Due ex ministri in gara per il ruolo di sindaco di una città con oltre tre milioni di abitanti. Basterebbe questo per conferire all’evento una importanza che si spinge ben oltre il grande raccordo anulare. Il perché è presto detto: Roma è un piattaforma politica di indiscusso valore, diversa dalle altre città. Traccia percorsi per nuove biografie politiche, rilancia uomini in difficoltà, alleva nuovi amministratori, regala visibilità come nessun altra città. Nel ‘93 le elezioni amministrative romane, tanto per citare l’esempio più emblematico, sdoganarono Gianfranco Fini, dipinto fino ad allora come un nostalgico missino, e lanciarono nella politica Francesco Rutelli, giovane ambientalista che si era fatto le ossa al seguito di Pannella. Stessa storia nel 2001: l’appuntamento per il Campidoglio permise a Veltroni un atterraggio politico di fortuna e conferì allo sfidante Antonio Tajani la struttura di uomo politico a tutto tondo. La storia più recente ci rimanda al 2006: Veltroni confermato a furor di popolo e messo in pista per la corsa a Palazzo Chigi. La sconfitta, cocente e impietosa, è stata per Pdl romano l’occasione per rilanciare una profonda riflessione sui difetti e le sue mancanze. Ne è seguito un cambio di coordinatori regionali e cittadini con il tentativo di erigere una opposizione migliore rispetto a quella degli anni precedenti.
Il nuovo si è fatto vecchio
“Una città più sicura, più ordinata, più efficiente, più moderna”, questo lo slogan che campeggia per i muri della città. Slogan del candidato Alemanno? Macchè. Quelle promesse sono frasi pronunciate da Rutelli. Un bel colpo per il tanto decantato modello Veltroni.
“Quello di tempestare Roma di manifesti nei quali si promette una città più pulita, curata e ordinata è stato un autogol, perché, oltre a vanificare il lavoro svolto da Veltroni negli anni precedenti, quegli slogan non lanciano messaggi concreti. In questo momento di antipolitica la gente ha voglia di leggere ed ascoltare proposte realistiche, vuole sapere come si farà a mantenere una città più pulita e attraverso quali mosse verranno aperti nuovi asili nido”, spiega Nicola Bonaccini, esperto di comunicazione politica e vicepresidente della Eidos Communication. Morale della favola. Rutelli, anche nella comunicazione, nelle foto e nei manifesti si presenta per quello che è. Un vecchio prodotto della politica politicante. Le promesse vaghe e fumose di Rutelli hanno svegliato il Pdl. “Lo vedete che avevamo ragione noi a chiedere più ordine, più pulizia e più cura?” si sgolano nei loro comizi gli esponenti romani della Popolo della Libertà.
La lettera di Silvio ai romani
Immagini, numeri, accuse chiare alle amministrazioni precedenti. E il contenuto del volume che verrà spedito ad oltre un milione di famiglie romane, il tutto arricchito da una lettera che Berlusconi ha voluto scrivere di proprio pugno ai romani. Un doppio attacco. A Veltroni e a Rutelli. La lettera di Silvio ai romani non arriva per caso. Vuoi che bisogna raccontare l’altra Roma, quella invisibile che sfugge all’attenzione dei romani stessi, vuoi anche che il Lazio, sondaggi alla mano, è indicato come una regione in bilico e che proprio da lì potrebbero sorgere problemi nella composizione della maggioranza al Senato. E poi c’è un dato non trascurabile. Il bacino elettorale della capitale rappresenta la metà dell’intera regione. Su quattro milioni e seicentomila elettori laziali ben due milioni e trecentomila votano a Roma. Il volume sui mali della città servirà per sollecitare il cambiamento. “La pubblicazione che arriverà ai romani non è figlia di una scelta improvvisa ma parte da lontano”, tiene a precisare Giro l’instancabile coordinatore regionale di Forza Italia, “da quando Silvio Berlusconi denunciò la situazione delle favelas lungo il fiume Tevere nel suo intervento al Residence Ripetta del 23 febbraio 2007”. Ci sono poi le altre sfide. Quella di Alfredo Antoniozzi, europarlamentare eletto in quota Forza Italia, che si candida a guidare la Provincia di Roma con i suoi 121 comuni (compresa la capitale). Lo sfidante è il suo collega di Strasburgo Nicola Zingaretti, espressione dei Ds. Due europarlamentari in corsa per la Provincia stanno a significare che anche intorno all’ente minore c’è grande interesse. Anche in questo caso molto dipenderà dagli elettori della capitale. Meno rilevante la sfida nei diciannove municipi, le realtà amministrative nelle quali è divisa la città, dove candidati espressioni dei quartieri danno vita a campagne elettorali appassionate ma pur sempre caratterizzate dai confini di quartiere. Utili semmai per allenare e far irrobustire nuove leve e militanti. Non sia mai un giorno ci fosse bisogno di loro.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Un piccolo appunto... La casa degli dei era l'Olimpo... Il Parnaso era la casa delle Muse, protettrici delle Arti. Ma son quisquiglie. Complimenti per il blog