
Nella foto potete vedere Alberto, detto Albè, mentre tiene in mano l’arnese del suo lavoro. Conosco questo baldo trentenne da circa ventisette anni.
La prima testimonianza della nostra conoscenza è in una foto del primo anno d’asilo, mi pare fosse il 1980. All’epoca aveva i capelli. Non ieri insomma. Alberto è la parte mancante di me. Lui è ruspante, ( nel senso buono), io sono snob ( anche questo in senso buono), lui è alto io di meno, lui è anti Silvio io sono pro Silvio, lui parla agli hardware e sussurra ai software, io premo a malapena “rec”, “on” e “off”. Lui riesce ad avvitare una vite con la sola forza del pensiero ( per noi nati sul finir degli anni 70 si chiama sindrome Mc Gaiver), io non riesco ad avvitarla nemmeno con l’ausilio del supercacciavite elettrico della Braun. Lui è concavo e io convesso. Io Tribeca lui Quagliaro ( sono nomi di due locali). Sarà anche per questo che andiamo d’accordo. Oggi lo vedete operatore professionista, zelante incantatore di immagini, preciso inquadratore della storia contemporanea. Ebbene se penso che abbiamo iniziato insieme otto anni fa e ripercorro le mitiche troupe di Voci di Quartiere non posso che avere una punta di orgoglio e urlare al mondo ( sparandola grossa, molto grossa): ebbene si, Alberto l’ho inventato io!
E questo è l’Alberto che lavora. Poi c’è quello che si diletta, con altrettanto talento, negli hobby. E’ spavaldo bassista, intrepido batterista, chitarrista intuitivo. Se lo volete vedere soddisfatto andate a qualche suo concerto. Una volta impugnato il basso, che lui predilige, trasformerà il suo volto. Sarà disteso, compiaciuto e rilassato. Magari per accordare lo strumento sparerà i primi accordi di qualche canzone dei Ratti della Sabina. Solo in pochi se ne accorgeranno. Oltre a questo, se proprio volete un quadro nitido e completo di questo eclettico amico mio, dovete andare dalla parti di Rieti, zona Leonessa. Qui il nostro entra nel suo habitat naturale. Nel borgo medioevale di Villa Lucci c’è la terza anima del fanciullo. In pochi sanno che qui la fa da padrone, organizza il Palio del Velluto, ha il diritto dello Ius prime noctis sulle native donne e frequenta amici dai soprannomi strani come Missile, Razzo e nick simili. Meriti di Alberto: aver risolto centinaia di magagne tecniche, aver picchiato in 5nta elementare Massimo e avermi dato una bella lezione di vita tempo addietro.
Tante le sue frasi celebri. Eccone alcune: “Sto sull’Aurelia, ma niente de che” o “ lo deve fa, lo deve fa è regolare…” ma anche “ toscccccttta”, o “ ccccccccceeeeeeeee, cccccccccceeeeeeeeeeee” o la più recente “ c’ha na fiata che te svernicia”.